I salumieri di Padova: «Un calo del 42% ma non vogliamo ristori. Scelta etica»

Martedì 13 Aprile 2021 di Iris Rocca
I salumieri di Padova: «Un calo del 42% ma non vogliamo ristori. Scelta etica»
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PADOVA - «Avremmo potuto chiedere i ristori che ci sarebbero spettati. Abbiamo preferito non farlo». Racconta questo Michele Dal Santo, titolare con Roberto Pettenello di DaiDue salumeria Guarnieri di Padova.

Seppure lo storico locale di enogastronomia nel cuore della centralissima via San Francesco abbia sempre potuto restare aperto, il fatturato è crollato del 42%. Questo a causa del blocco del turismo, da tradizione un buon 25% della clientela del negozio, e della mancanza di quel 17% composto da quanti lavoravano negli uffici dei dintorni, dall'università alla prefettura, ed ora si trovano in smart working. Nonostante ciò, i due soci sono tra le cinque partite Iva registrate dalla Confesercenti padovana per non avere richiesto alcun possibile, per quanto a loro dire ininfluente, ristoro.


«Eticamente ci sembrava una scorrettezza agire in tal senso. Abbiamo perso molto, moltissimo, eppure riusciamo ad occuparci dell'affitto, dei fornitori e delle imposizioni erariali. La nostra associazione di categoria si è persino complimentata con noi». Il cambio di passo di Dal Santo e Pettenello non è stato tanto quello delle consegne a domicilio che «sono aumentate, come ovvio, ma fanno parte dei servizi che abbiamo sempre fornito alla nostra clientela, in larga parte anziana. La vera differenza ora è nella scelta dei prodotti. Abbiamo dovuto offrire molti più tipi di farine o lieviti».


IL RAPPORTO CON I CLIENTI

Sebbene la loro vetrina si affacci su una delle vie più note del centro di Padova, di fronte a Palazzo Zabarella, le dinamiche con la clientela sembrano essere quelle di paese. «Abbiamo contatti reali con i nostri avventori, tutti ci conoscono e ci fanno sentire partecipi di una vita sociale di quartiere. Questo ci ha spinto in questo periodo ad aiutare al massimo delle nostre possibilità chi ci è vicino. Trovandoci in una zona a traffico limitato in cui molti artigiani preferiscono non entrare, abbiamo addirittura cambiato la lampadina a casa di qualche anziano o fatto piccoli servizi. Non stiamo beati dietro al bancone, abbiamo un rispetto oltre il senso professionale. Uguale è il ragionamento che facciamo per la questione legata ai ristori: sappiamo di essere gli ultimi a poterci lamentare e questo ci ha spinto a fare una scelta etica».

Ultimo aggiornamento: 17:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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