Abano. Ragazzo scomparso e ritrovato nel Brenta, le ultime ore di Ivan riprese dalle telecamere

La ragazza ha sempre escluso il gesto volontario, gli inquirenti continuano le indagini

Mercoledì 25 Ottobre 2023 di Cesare Arcolini
Ivan

ABANO (PADOVA) - «Cercate di capirmi, non ho nulla da dichiarare, rispettate il mio silenzio». Sono queste le poche parole pronunciate ieri mattina da Oksana Yablonska, la sorella di Ivan, recuperato lunedì poco dopo le 17 nel fondale del Brenta all'altezza del comune di Vigonza.

Dalla sua abitazione di via San Pio X la ragazza ucraina ha preferito non sbilanciarsi sulle cause che hanno portato alla morte del fratello sedicenne, limitandosi a parlare dal citofono del condominio.

Le telecamere hanno ripreso le ultime ore di Ivan

Quello che sta vivendo Oksana è un momento di profondo dolore e sconcerto. Lei con gli investigatori dell'Arma ha sempre escluso che il giovane fratello potesse commettere un gesto volontario e aveva più volte invitato gli inquirenti a concentrare le ricerche più in zone abitate che lungo il canale. Le sue convinzioni, dettate certamente anche da una disperazione salita giorno per giorno dopo l'allontanamento di venerdì, sono precipitate lunedì quando è stata messa al corrente del rinvenimento del corpo senza vita di Ivan in acqua ad una profondità di diversi metri. Il pubblico ministero Andrea Girlando ha ordinato una ricognizione esterna sulla salma del sedicenne. Dai primi riscontri non sono emersi segni di violenza sul suo corpo che evidenziassero una possibile morte violenta. Con il cadavere è stato rinvenuto lo zaino del sedicenne: all'interno un telefono cellulare, una carta prepagata con qualche soldo dentro e il portafoglio. Le telecamere della zona di Busa di Vigonza hanno ripreso in più occasioni il giovane fino al tragico volo nel Brenta. É stato inoltre confermato che non ci sarebbero scritti in grado di giustificare un possibile gesto di autolesionismo. Per ovvi motivi, tuttavia, gli inquirenti non possono al momento escludere alcuna ipotesi, compresa quella della caduta accidentale in acqua.

La fuga in Italia, la difficoltà ad ambientarsi

Ivan era giunto in Italia dall'Ucraina a metà estate, in patria, nei territori colpiti dal dramma della guerra, è rimasta sua mamma, mentre il papà è morto. L'arrivo in Italia del sedicenne e la successiva fase di ambientamento non è stata facile. A cominciare dalla difficoltà nel comunicare visto che il ragazzo conosceva pochissime parole in italiano ed era solito usare il traduttore del suo smartphone. Nell'ottica di poter iniziare una nuova vita dopo aver vissuto in prima persona i drammi della guerra, Ivan da qualche settimana aveva cominciato a frequentare la scuola Dieffe di Noventa Padovana. Pochi giorni nei quali i suoi compagni di classe, gli insegnanti e i dirigenti hanno conosciuto la sua storia, hanno fatto di tutto per inserirlo, farlo sentire parte della famiglia. Ora resta il dolore composto a fronte di un'immane tragedia. Ieri la scuola Ismi, istituto superiore per il Made in Italy, ha espresso il suo cordoglio. «Proviamo profonda tristezza e vogliamo stringerci con affetto alla famiglia di Ivan. Il dramma vissuto in queste ore ci lascia tutti sgomenti, chiediamo di rispettare il dolore dei compagni e dei docenti che l'hanno accompagnato in queste prime settimane di vita scolastica». 

Ultimo aggiornamento: 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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