Regista e marito dell'assessore Gallani in ospedale: «Picchiato a sangue da un automobilista parcheggiato sulla ciclabile»

Martedì 10 Agosto 2021 di Alberto Rodighiero
Stefano Collizzolli
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PADOVA - Protesta per una macchina parcheggiata sulla pista ciclabile: l’automobilista lo prede a pugni e lo manda in ospedale. Protagonista, suo malgrado, della vicenda è Stefano Collizzolli, filmmaker e noto esponente di Coalizione civica. Collizzolli, che è anche il marito dell’assessore all’Ambiente Chiara Gallani, ha atteso una decina di giorni prima di raccontare la sua personale «storia di ordinaria follia». Spinto anche dalla notizia della brutale aggressione che domenica scorsa è costata la vita a Bergamo a un cittadino tunisino di 34 anni, ieri il filmmaker ha affidato il suo sfogo ad un post su Facebook, con l’obiettivo di trovare dei testimoni. 

IL RACCONTO
«Anche il recente omicidio di Bergamo testimonia il clima di violenza diffusa e spesso irrazionale che stiamo vivendo – ha premesso – proprio per questo ho voluto raccontare quello che mi è successo nella notte tra il 29 e il 30 di luglio.

Verso l’una, infatti, tornando in bici dal parco Prandina, mi sono imbattuto in un’auto parcheggiata sulla pista ciclabile di via Goito. Per evitare di urtare la macchina con la bici senza invadere troppo la corsia, ho chiuso lo specchietto dell’auto ed ho segnalato con una certa vivacità che le piste ciclabili sono fatte per le bici e che non sono dei parcheggi». 


«Il proprietario del mezzo mi ha, naturalmente, urlato dietro. Io però ho tirato dritto, ritenendo che tutto si concludesse lì – ha aggiunto - Evidentemente mi ero sbagliato. Sono stato, infatti, inseguito dalla macchina che è salita sulla pista ciclabile che si è messa di traverso. A quel punto il conducente è sceso. Io sono rimasto fermo in piedi sulla bici, pronto a discutere. Di certo non mi aspettavo di ricevere un pugno in faccia come gesto immediato, senza una parola in più».


«Come se non bastasse – ha continuato - Subito dopo è arrivato un secondo cazzotto, finché l’amico del mio aggressore l’ha convinto ad andarsene; e per fortuna, dato che questo signore sapeva bene come picchiare e con soli due pugni mi ha rotto naso e zigomo. Nel frattempo, però, l’aggressore ha pensato bene di scaraventare la mia bici giù dalla scarpata». 

L’INTERVENTO
Non trovando più la bici, Collizzolli è riuscito in qualche modo ad arrivare a casa a piedi. La mattina successiva, però, è stato costretto ad andare in ospedale dove è rimasto ricoverato per tre giorni e dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico in anestesia totale. E proprio al posto di Polizia dell’ospedale ha presentato la denuncia per l’aggressione subita. «Ora ho deciso di raccontare quello che mi è successo nella vaga speranza di trovare dei testimoni, ma sopratutto per condividere lo stupore non tanto delle botte, quanto della violenza gratuita e sostanzialmente immotivata di cui sono stato vittima. Non mi pare neppure un caso che in una città molto amica delle bici - in cui però non tutti i cittadini condividono questa amicizia - la parte fragile della strada fosse su due ruote e quella arrogante ed abusante su quattro».


Sull’aggressione al marito, ieri a intervenire è stata anche Gallani. «In questi giorni c’è stato il tempo per curare le ferite e anche per riflettere sulla brutalità di un’aggressione immotivata e sull’importanza di mantenere lo spazio dei diritti delle due ruote».

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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