La Lega attacca: «Il Pedro dichiara guerra alle istituzioni, va chiuso»

Martedì 30 Aprile 2019 di Gabriele Pipia
La polizia davanti al bar dove è avvenuta l'aggressione
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PADOVA - C’è chi parla di «atto vergognoso» e chi invoca senza tentennamenti «il pugno di ferro». Chi incalza l’amministrazione e chi auspica «pene esemplari». Il più diretto è l’assessore regionale Roberto Marcato: «Quella del Pedro è una dichiarazione di guerra alle istituzioni, ma le istituzioni non si piegheranno. Chiederò formalmente la sua chiusura». Cinque giorni dopo il pestaggio al bar Strasse di via Gritti, dai partiti di centrodestra arriva una nuova raffica di attacchi nei confronti del centro sociale. Gli uomini della Digos continuano a investigare per capire chi siano le cinque persone che la notte del 25 aprile hanno aggredito e picchiato un ex consigliere comunale della lista Bitonci, Nicolò Calore, e un militante di Casapound, Alberto Bortoluzzi, al grido di «Fascisti, fascisti!».
 



La nota del centro sociale Pedro, che si è schierato dalla parte degli aggressori ricordando che «i partigiani non si sono mai posti il problema di usare la violenza per combattere il nazifascismo», ha suscitato un’ulteriore scia di attacchi e polemiche.
  
RICHIESTA FORMALE
Il padovano Roberto Marcato, che nella giunta Zaia tiene la delega allo Sviluppo economico, non ci pensa nemmeno un minuto. Legge la nota del Pedro e sobbalza sulla sedia: «Farò riferimento al ministro Salvini per chiedere formalmente a questore e prefetto la chiusura del centro sociale. La nostra Costituzione non ammette la violenza. Non esiste che a Padova ci siano presidi di illegalità dove la violenza viene usata come strumento di interdizione politica. La loro è una dichiarazione di guerra alle istituzioni e il sindaco ha il dovere di intervenire immediatamente. Mi aspetto tolleranza zero». 
LE ISTITUZIONI
Il Pedro ha sede in via Ticino all’Arcella, in un’area occupata di proprietà del Comune. «I comportamenti violenti vanno perseguiti in modo individuale - spiega il questore Paolo Fassari -. Per quanto riguarda lo sgombero di un’area occupata, invece, l’input deve partire sempre dai proprietari dell’area. È successo così, per esempio, con l’ex mensa Marzolo di proprietà dell’università. Se da parte del proprietario ci arriverà una richiesta di tornare in possesso di quello spazio, ci attiveremo immediatamente. La situazione sarà valutato nel Comitato dell’ordine e della sicurezza pubblica in Prefettura». 
A quel tavolo siederà naturalmente anche il prefetto Renato Franceschelli, che segue la situazione con grande attenzione: «L’aggressione e la successiva presa di posizione del centro sociale si commentano da soli: la violenza non va mai eseguita e non va mai inneggiata, punto e basta. In questo caso la violenza mi è sembrata pure gratuita, perché la presunta “provocazione” è tutta da dimostrare». 
Il prefetto allarga poi il concetto: «Storicamente Padova è sempre stata una realtà vivace, per usare un eufemismo, da questo punto di vista. Questa vivacità è dovuta alla presenza dei centri sociali e di tanti ragazzi universitari. Si va ad ondate: ci sono momenti in cui certi temi politici tornano di grande attualità. In questo caso contribuisce sicuramente anche la campagna elettorale. Di sicuro in una realtà come questa le antenne vanno sempre tenute ben dritte». 
IL CLIMA POLITICO
Accanto a quella di Marcato si registrano molte altre nette prese di posizione. Ad andare giù duro è per esempio il consigliere regionale Fabrizio Boron (Lista Zaia Presidente): «I centri sociali a Padova hanno sempre dimostrato violenza politica, soprattutto nei confronti della Lega. Anche io in passato sono stato soggetto ad aggressioni, e i cittadini padovani sanno bene di che pasta sono fatti i personaggi dei centri sociali». L’attacco a Palazzo Moroni non finisce qui: «La cosa incredibile è che il clima politico che si è instaurato a Padova in questo periodo fa credere a questi personaggi di aver campo libero. Vorrei sapere cosa pensano in Consiglio comunale a Padova gli esponenti delle aree politiche che provengono proprio dai centri sociali. Il sindaco Giordani ha già espresso il suo pensiero, ma ancora non sappiamo cosa ne pensi il vice Lorenzoni, che proprio da lì proviene». Sabato mattina il vicesindaco aveva usato parole di condanna all’episodio, «che non ha giustificazione e non può avere spazio in una città come Padova».
RAID PUNITIVO
Attacco frontale anche da parte dell’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan: «Il fatto è gravissimo e inaccettabile. Un episodio simile con quanto mi è accaduto poche ore dopo a Bassano, quando un gruppo di persone ha tentato di ostacolare la mia uscita da un parcheggio sputando sulla mia auto». Alla cronaca si affianca la stilettata politica: «Questi due episodi sono frutto del clima di violenza promosso da quella sinistra che in nome dell’antifascismo si ostina a giustificare l’operato di chi predica odio e livore. Questo clima da anni di piombo non giova a nessuno: un credo politico non può giustificare azioni di violenza squadrista». Invoca il «pugno di ferro contro i nemici della libertà» anche il Movimento del Buonsenso, che con il suo presidente Alberto Casagrande parla di «gruppi di facinorosi che rappresentano un pericolo per l’ordine pubblico» e auspica «severe punizioni». 
La leghista Paola Ghidoni, candidata al Parlamento Europeo, ha organizzato per sabato alle 17.30 una “Passeggiata per la sicurezza” in centro storico. «Partecipiamo anche noi, siamo contro la violenza come voi» è stata la provocazione del Pedro. La controreplica non si è fatta attendere: «Noi con i picchiatori non sfiliamo». Si preannuncia, quindi, un’altra giornata ad alta tensione. 
Gabriele Pipia
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Ultimo aggiornamento: 13:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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