«Occhi sbarrati e cappuccio in testa: volevano farci male»

Sabato 27 Aprile 2019
«Occhi sbarrati e cappuccio in testa: volevano farci male»

PADOVA - «Quando ho detto loro di smetterla di picchiare i miei amici, mi hanno detto che sono una tr*** amica dei fascisti e che mi sarei meritata le botte anche io, ma che non mi toccavano perché ero una donna». Nora Gietz, trentenne tedesca, ma da 10 anni a Padova, era con Nicolò Calore e Alberto Bortoluzzi all'interno del bar Strasse di via Gritti quando i due giovani sono stati aggrediti dal gruppo di antagonisti. È ancora sconvolta per l'episodio di violenza di cui è stata, suo malgrado, spettatrice e vittima, anche se solo di aggressioni verbali. «Sono entrati per picchiare i miei amici. Occhi spalancati, coi cappucci sulla testa, sembravano fuori di testa. Una furia davvero mai vista». 

IL FATTO «Fascisti! Fascisti!»: e giù botte ​a due ragazzi di destra /Foto

Nora è tornata a casa all'alba, dopo aver accompagnato Alberto Bortoluzzi al pronto soccorso. È ancora profondamente scossa, ma racconta dall'inizio con precisione tutto quello che è successo. «Eravamo tornati da una grigliata sui colli per festeggiare il 25 aprile. Abbiamo deciso di fermarci fuori ancora un po', per berci l'ultima birra in compagnia e siamo andati in quel locale in quattro. Ci eravamo seduti al tavolo da poco quando ho detto a Nicolò di darmi un occhio alla borsa che sarei andata in bagno. Ma lui mi ha preso per il braccio e mi ha detto di rimanere vicino a loro perché erano entrati quei quattro ragazzi che sembrava avessero brutte intenzioni. E così e stato». 
 

Poi sono arrivati i rinforzi, altre dieci persone, «ragazzi e ragazze tra i 25 e i 40 anni. I miei amici hanno cercato di allontanarli, ci siamo alzati ed eravamo vicino al bancone. Poi sono partiti i pugni. Prima ci hanno urlato Fascisti! Fascisti poi hanno iniziato a picchiare Nicolò e Alberto. Volavano sedie, tavoli. Pensavo che, nel parapiglia, sarebbero andati addosso alla vetrina del locale e l'avrebbero sfondata».
Nora spiega che tra gli aggressori c'erano delle ragazze. Così si è avvicinata a loro: «Ho detto di smetterla. Ho chiesto perché facessero tutto ciò. Una di queste ha iniziato a dirmi che se lo meritavano perché erano maledetti fascisti e che pure io avrei dovuto prenderle perché ero loro amica. Mi hanno dato della tr*** amica dei fascisti e mi hanno urlato contro che non mi picchiavano solo perché ero una donna». 
La testimone assicura di non aver mai visto una furia simile: «Un paio di anni fa sono stata aggredita da degli stranieri a Venezia durante il carnevale. Ma è un'esperienza che nulla ha a che vedere con quello che è successo ieri notte: faceva molta più paura. Avevano gli occhi spalancati, sembravano davvero fuori di testa. Il loro obiettivo era picchiare e fare del male. Non ho mia visto niente di simile». 
Poi c'è stata la corsa all'ospedale: «Forse avevano dei coltelli o dei cocci in mano perché a un certo punto Alberto ha iniziato a perdere tanto sangue dall'orecchio. Aveva praticamente un buco nel padiglione. Non potevano ferirlo così a mani nude. L'emorragia non si fermava, aveva il sangue su tutta la camicia. Per fortuna in poco tempo è arrivata la polizia e quei tizi se ne sono andati di corsa. Così noi abbiamo potuto accompagnare il nostro amico a farsi medicare. Anche una volta scappati tutti, qualcuno che ha assistito è rimasto e ha continuato a insultarmi, solo perché ero con loro». 
Nora assicura di non sapere chi fossero gli aggressori: «Non li ho mai visti. Posso solo dire che di sicuro erano persone vicine ai centri sociali e di varie età. Ce n'erano di più giovani di noi, sui 25 anni, ma altri più vecchi, anche di 40 anni passati».
Ennio Sacco è il gestore del bar Strasse, dove è avvenuto l'aggressione. «È un fatto che infastidisce e dispiace. Infastidisce perché certo non vogliamo pubblicità di questo genere. Dispiace perché sono cose che non dovrebbero accadere. Abbiamo fatto di tutto per calmare gli animi. Per noi qualche bicchiere in frantumi e una sedia rotta». 
M.Lucc.

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