Non conosce bene l'inglese e i vini: «Io, barista "licenziata" da don Luca»

Martedì 22 Febbraio 2022 di Luisa Morbiato
Susanna Sartori con Claudio Bisio
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PADOVA - «Quello che resta dopo 10 anni di lavoro, e 20 di esperienza, come barista è una grande amarezza per il trattamento ricevuto». A raccontare la perdita del lavoro, dopo il cambio di gestione e il nuovo bando comunale per la gestione della caffetteria del Museo agli Eremitani, è Susanna Sartore con la collega Ornella Moro.

LA TESTIMONIANZA

«La mia collega ed io avevamo lavorato per circa 10 anni per la società che gestiva sia il bar del museo, che quello a Villa Pisani che, tra l'altro, non era regolare con i pagamenti tanto che una collega del bookshop si era rivolta alla Cisl - racconta Sartore - Poi il contratto era scaduto, ma è arrivata l'emergenza Covid, il bar ha chiuso e per 2 anni siamo rimaste con la Naspi.

Un anno fa il nuovo bando, ma il sindacalista ci aveva assicurato che comprendeva la clausola di solidarietà che prevede l'assorbimento del personale impiegato in precedenza».

DOPO LA CHIUSURA

«Quando l'appalto è stato vinto dalla coop di Don Luca due addetti ci hanno fatto un colloquio via WhatsApp. Ci hanno chiesto cosa sapevo fare e lo abbiamo spiegato: in pratica la gestione completa del locale, non solo le bariste perché la gestione precedente era di una società di Roma, quindi noi sbrigavamo anche la parte amministrativa oltre che quella inerente bar e ristorazione. Alla fine del colloquio ci hanno detto che sia in positivo che in negativo avremmo avuto una risposta. Abbiamo atteso una ventina di giorni».

LA SORPRESA

La risposta, però, non arrivava e, anzi, come continua Sartore, «abbiamo saputo da altre persone che il bar stava per riaprire. A quel punto abbiamo chiamato noi la coop, ma ci hanno risposto che non avevamo i requisiti richiesti, ossia che non parlavamo inglese, tedesco e spagnolo e non conoscevamo i vini perché con la riapertura del bar aprirà anche un'enoteca - puntualizza la donna -. Certo non siamo esperte di vini, ma i turisti li abbiamo sempre accontentati, l'inglese non è fluente, ma dopo tanti anni quello che serve lo conosciamo». «In pratica non siamo state considerate e, dopo tanti anni, non ci sembra corretto. Evidentemente la professionalità non conta».

POCHE SPERANZE

All'improvviso quindi le due donne si sono trovate senza lavoro, ma, come considerano, quel che è peggio con anni di contributi non sufficienti per la pensione e prospettive di occupazione azzerate avendo 58 e 60 anni. «Oramai cosa possiamo fare - si chiede Sartore - a me mancherebbe un anno di contributi per ottenere la pensione minima, stesso problema per Ornella e si deve attendere fino a 67 anni. Il mio curriculum è buono e lo sto inviando a tanti bar di Padova e della provincia, ma è logico, e lo comprendo perfettamente, che si preferisca una ragazza giovane - chiude - Siamo davvero amareggiate, io cerco di darmi da fare, ma intanto le bollette da pagare e tutte le altre spese corrono e non è facile».
 

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 10:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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