Il mondo della lirica piange la morte del grande tenore Guseppe Giacomini

Giovedì 29 Luglio 2021 di Enrica Marchetto
Giuseppe Giacomini

VEGGIANO/MONSELICE - Si è spento all’alba di ieri ad Agordo all’età di 80 anni uno dei più grandi tenori della storia: Giuseppe Giacomini.

Nonostante i tanti premi e una lunga carriera nei più prestigiosi teatri del mondo, Giacomini è rimasto sconosciuto al grande pubblico e non ha mai ottenuto la fama che avrebbe meritato. A dimostrazione della sua notevole caratura di tenore va considerata la carriera quarantennale che lo ha visto protagonista nei principali teatri italiani, europei e anche d’oltreoceano.

Tenore drammatico per eccellenza

Nel mondo lirico è riconosciuto come il tenore drammatico italiano per eccellenza. Lo caratterizzavano facilità e potenza di emissione non disgiunte dalla morbidezza e rotondità di suono, qualità che gli hanno permesso di ricoprire ruoli estremamente impegnativi quali Radames, Don Alvaro, Andrea Chènier, Cavadossi, Calaf, Dick Johnson, Don José, Canio, Manrico, Otello e, ultimo in ordine di tempo, Sansone. Sul palcoscenico si immedesimava nei ruoli epici e con generosità li esaltava, mentre nella vita privata è sempre stato un uomo mite e riservato.

«Semplice, umile, legato alla cultura contadina»

Nato a Veggiano, sposato e padre di due figli (Giacomo e Giovanna), dopo un lungo periodo trascorso a Montecarlo, dal settembre 2003 era residente a Monselice dove aveva contribuito a promuovere la città della Rocca tra gli appassionati del “bel canto” italiano e mondiale ricevendo nel 2005 l’onorificenza di cittadino Benemerito di Monselice e nel 2017 il premio Opsicella. La figlia Giovanna lo ricorda così: «Papà era un uomo semplice, umile e legato alla terra contadina dalla quale proveniva. Credeva in quei valori e li ha sempre portati avanti».

«Sonorità impressionante»

È fervido il ricordo del professor Riccardo Ghidotti: «Ebbi la fortuna di ascoltare Giuseppe Giacomini in teatro in svariate occasioni. Il mio ricordo è quello di una voce e un’emissione che spesso mi sono sembrate oltre ogni possibilità umana. Il volume enorme dava quasi l’impressione di provenire da una lucidissima canna d’acciaio simile a quelle presenti negli organi delle grandi cattedrali. Ricordo ancora, duranti i concertati di Luisa Miller, la sua voce sovrastare tutto e tutti, salire in loggione - dov’ero seduto - con una sonorità impressionante e rimbalzare sul muro posto dietro le seggiole». Poi aggiunge: «Penso che meriterebbe, soprattutto in Italia, ben altra considerazione da parte della “critica togata” e sarebbe ora di rivalutarlo dandogli il posto che merita nella storia dell’opera lirica».
Chiunque volesse dare a Giacomini un ultimo omaggio, oggi dalle 8 alle 20 sarà allestita la camera ardente all’obitorio dell’ospedale Madre Teresa di Calcutta.

Ultimo aggiornamento: 08:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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