PADOVA - Mense scolastiche non pagate: sono in arrivo oltre 250 cartelle esattoriali. Venerdì infatti il settore Scuola del Comune ha dato il via libera alla messa a ruolo di 256 posizioni relative a famiglie che non hanno pagato le mense per i loro figli dal 2013 al 2020. Il tutto per un valore complessivo di 35mila euro.
La crisi intanto continua a mordere e il Comune la scorsa primavera ha dovuto rinunciare a 123mila euro di introiti legati proprio agli asili e alle mense scolastiche. Tecnicamente si definiscono crediti inesigibili. Di fatto si tratta di somme che, pur essendo dovute, non potranno mai essere recuperate. Nello specifico il settore Scuola ha messo nero su bianco la rinuncia al recupero dei crediti nei confronti di una cinquantina di famiglie che nel periodo che va dal 2010 al 2022 non hanno onorato il pagamento di mense scolastiche e asili nido. Il motivo? "A seguito delle intimazioni di pagamento si legge nel dispositivo sono pervenute dal settore Servizi sociali dichiarazioni, acquisite e conservate agli atti del nostro settore, inerenti situazioni di difficoltà socio economica di alcuni dei nuclei famigliari interessati, presi in carico e quindi ben conosciuti dal servizio sociale stesso, tali per cui le famiglie stesse non appaiono in grado di saldare il debito maturato". E proprio per non gravare sulle famiglie in difficoltà, la giunta Giordani ad aprile ha tagliato del 90% l'adeguamento Istat per il pagamento delle tariffe degli asili nido, della refezione scolastica e del "tempo lungo" della scuola dell'infanzia. Il Comune tende dunque la mano alle famiglie dei bambini iscritti ai nidi (18 strutture) e alle materne (10) di competenza comunale e agli studenti di primarie e media che pranzano in mensa. Come accade ogni anno, i comuni sono tenuti ad applicare gli adeguamenti Istat ai servizi a domanda individuale. Adeguamenti che, per molti anni, erano quasi impercettibili dal momento che l'inflazione dal 2013 in poi raramente ha superato l'1%. Quest'anno però, complice soprattutto l'aumento di petrolio e gas, il discorso è completamente diverso. A dicembre 2022 (data di riferimento per calcolare gli aumenti da applicare quest'anno) l'inflazione ha toccato quota 11,3%. Quindi in teoria Palazzo Moroni avrebbe potuto tranquillamente rincarare le rette di oltre il 10%. In pratica, però, l'adeguamento non è andato oltre l'1,13%.