L'addio a Massimiliano, morto nel sonno. Lo zio: «Mi porterò dentro il tuo ultimo abbraccio»

L'omelia del parroco di Santa Rita, don Romeo: «Non c'è alcuna preparazione alla perdita di un figlio»

Domenica 21 Agosto 2022 di Marina Lucchin
Il funerale di Massimiliano Segala

PADOVA - È il tempo degli abbracci consolatori e delle lacrime. È l'ora di lasciare andare e di guardare avanti. Ma specialmente, è venuto il momento di perdonare. «Perdonare anche Dio che non ha fatto nulla per lasciare qui sulla terra, con noi, il nostro Massimo» dice don Romeo dal pulpito, guardando gli occhi vitrei di mamma Luisa e papà Paolo Segala, che si posano sulla bara di loro figlio Massimiliano, stroncato nel sonno a casa di un amico il giorno di Ferragosto, a soli vent'anni.

Tra di loro c'è l'altro figlio, Samuele, che quando la bara esce dalla chiesa di Santa Rita, abbraccia i genitori. Lui, che con la morte del fratello ha lasciato tutto d'un colpo l'età della spensieratezza per diventare la colonna portante di mamma e papà, che hanno cuore e anima spezzati da un dolore che nessun genitore dovrebbe provare.

«Perdere un figlio è inammissibile»

Chi resta senza genitori è orfano. Chi resta senza coniuge, è vedovo. Ma non esiste alcun termine, in italiano, per definire un genitore che perde un figlio. Un concetto che riprende anche padre Romeo: «Non posso non pensare a Luisa e Paolo, e sentire la diversità dei lutti che ho provato io. A me sono morti papà e mamma. Si soffre, ma è nell'ordine delle cose. Invece, perdere un figlio è inammissibile, non c'è nessuna preparazione. Eppure bisogna andare avanti. Non si devono cercare colpevoli, anche se è umano farlo. Non si deve trovare a tutti i costi chi ha sbagliato, nonostante sia vero che basta un solo errore per cambiare irrimediabilmente una vita. E allora cosa ci resta? direte voi. Resta la fede, nonostante tutto. Resta la necessità di sopravvivere, cari Luisa e Paolo. Sopravvivere per Massimo, perchè lui non avrebbe voluto che soffriste un dolore così grande. E poi serve il perdono, che è la guarigione. Lo dice anche la scienza: il tempo non torna indietro. Ma bisogna continuare a vivere, con fede, anche per chi ci ha lasciato».

I ricordi

Prima dell'ultimo viaggio della bara verso il cimitero, sull'altare si susseguono parenti e amici che vogliono salutare e ricordare Massimiliano. Papà Paolo non ce la fa. Mamma Luisa si fa coraggio e ricorda di quella volta che durante una passeggiata trovarono un rosario a terra: «Se avete qualche dubbio e volete fare qualcosa di rivoluzionario - dice agli amici del figlio - prendete in mano il rosario. Questo può cambiare il mondo e anche voi stessi». La commozione attanaglia il cuore dello zio prediletto, quello con cui Massimiliano era uscito due sere prima di morire: «Scusami se non ti abbiamo fatto sempre sentire importante per noi, come meritavi. Siamo tutti distratti a costruire la nostra torre di Babele, che non concluderemo mai. Quel che è certo è che ci manchi e ci mancherai. Ora pensa a mamma e papà da lassù. Sono sicuro che il buon Dio ci sarà d'aiuto. E resterà con me sempre l'abbraccio di domenica sera. Ciao, da tuo zio». E poi gli amici che elencano i bei ricordi: dalla partita di calcetto a quella a carte, in cui Massimiliano riusciva ormai a batterei i maestri, ovvero i nonni, dalle uscite insieme alle partite di calcio. E quella chiusura, con un Forza Milan! seguito da un applauso scrosciante. E la speranza finale: «Sarai felice ovunque tu sia, avrai già fatto amicizie, tu che eri affettuoso e disponibile con tutti, sicuramente non sarai solo nemmeno lassù». Nell'esplosione di musica del coro della chiesa di Santa Rita, è uscito infine il feretro. A toccare la bara, tutti in fila, gli amici di una vita, e quelli degli ultimi tempi, pure il ragazzo che ha ricevuto l'ultima telefonata di Massimiliano alle 2 di notte di quel maledetto Ferragosto. Non c'era invece il coetaneo che l'ospitava. Ma la compagnia non ha dubbi: «Era troppo sconvolto per venire oggi». 

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Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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