Samuele si arrende al male a 19 anni: ha combattuto fino all'ultimo

Lunedì 7 Marzo 2022 di Marina Lucchin/Lorena Levorato
Samuele Cavallin
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LOREGGIA -  Aveva 16 anni Samuele Cavallin quando ha sentito per la prima volta quella parola maledetta che gli avrebbe sconvolto la vita, per come l’aveva conosciuta fino ad all’ora: osteosarcoma. Aveva 16 anni e la passione per lo sport. Sedici anni e il sogno del pallone. E il calcio l’amava così tanto, che non ha smesso di giocare nemmeno quando l’osteosarcoma, un cancro aggressivo alle ossa, gli ha portato via un pezzo di gamba sinistra. E poi, l’anno successivo, un altro pezzo, fino all’anca. Non si è fermato di fare attività fisica nemmeno sotto chemio e radio. Nemmeno quando le metastasi sono arrivate ai polmoni e nemmeno con l’arrivo del Covid. Il cancro, su quel ragazzino dai capelli neri ricci e il sorriso con le fossette, che nel frattempo di anni ne ha compiuti 19, ha vinto ieri. Ma non è stata una battaglia facile: Samuele ha combattuto contro quel mostro con tutte le forze che aveva.


L’AMORE PER LO SPORT
Tutto il suo mondo si è sgretolato tra le mani quando l’oncologo ha fatto la diagnosi. Quel che aveva provato quando gli hanno detto di cosa soffriva l’aveva raccontato Samuele stesso ai compagni del suo primo Candido Camp (un torneo di basket in carrozzina): «A 16 anni - aveva spiegato agli altri ragazzi - mi hanno diagnosticato un osteosarcoma, cioè un tumore alle ossa. Dopo qualche mese mi hanno fatto la prima operazione, amputandomi una gamba. L’anno dopo c’è stata una recidiva e mi hanno dovuto amputare ancora. Onestamente è una cosa che ti cambia la vita. E’ stata durissima riprendersi, perché una cosa del genere è una mazzata anche psicologica. Per fortuna avevo vicino una grandissima famiglia che ha saputo starmi sempre molto vicino e mi ha sostenuto nei momenti più duri assieme agli amici. Ma non è stato semplice rialzarsi».
La cosa che gli mancava di più era proprio lo sport: «Lo sport è sempre stata la mia valvola di sfogo. Poi a causa della malattia mi sono dovuto fermare e questa cosa mi ha fatto molto male, sia fisicamente, perché sentivo che il mio fisico aveva bisogno di muoversi e non lo poteva fare. E anche mentalmente non riuscivo a “sfogarmi”».
E così Samuele si è rimboccato le maniche e prima ha iniziato con il basket su sedia a rotelle, poi è entrato nella formazione Berica del “Calcio Vicenza amputati” Asd, riprendendo a giocare a pallone, questa volta con l’aiuto delle stampelle. 
Prima che il cancro gli sconvolgesse la vita, Samuele, per tutti “Cava”, che studiava ai Geometri di Castelfranco, aveva militato nel Campetra di Borgoricco. L’anno in cui si era ammalato sarebbe dovuto passare di categoria con la Luparense. Poi lo choc. E gli amici hanno promosso una raccolta fondi per il loro compagno, in modo tale che potesse sostenere i costi delle cure. Trentamila euro in soli due mesi grazie alla vendita delle mascherine griffate “Forza Cava” e altre donazioni. Ora nelle parole del dirigente Mattia Trevisan solo un grande dolore: «Siamo vicini alla sua famiglia, speravamo tanto che vincesse questa battaglia». Quel che è certo è che anche se ha perso, “Cava” ha giocato la partita della vita fino al 90esimo minuto senza mai arrendersi. Per ricordarlo domani veglia di preghiera alle 20.45 in chiesa a Loreggia.
 

Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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