Bacco, Tabacco e Venere da 800 anni, il nuovo libro sulla storia della Goliardia padovana

L'autore è Paolo Alvigini, docente di Diritto e già autore di altre pubblicazioni in tema goliardico

Sabato 22 Aprile 2023 di Nicoletta Cozza
Un libro sulla Goliardia

PADOVA - «È bello avere sempre 20 anni nello spirito. Tutti dovrebbero essere così: forse il mondo sarebbe migliore». E lui in effetti li ha, nonostante si sia iscritto all'Università di Padova nell'Anno Accademico 1967-1968, abbia organizzato la festa delle matricole mezzo secolo fa, in occasione nel 750. anniversario della nascita dell'Ateneo, e oggi sia docente di Diritto, oltre che uno dei più autorevoli esponenti italiani della professione forense, autore di moltissime pubblicazioni, tra cui testi della materia che insegna. Perché nel suo cuore conserva uno spazio d'onore per le tradizioni a cui, come tantissimi altri con cui le ha condivise, è molto affezionato, avendo vissuto con spensieratezza gli anni della giovinezza all'interno del Palazzo del Bo, condividendo indimenticabili bevute, scherzi, avventure che oggi paiono quasi fuori del tempo, o leggende impossibili. Proprio in virtù di questo irripetibile pregresso, quindi, Paolo Alvigini, ha deciso di scrivere il libro "Storia della Goliardia padovana e non solo. Bacco, Tabacco e Venere... da 800 anni" (edizioni Mazzanti), con disegni e commenti di Dino Durante, scrittore e umorista, prefazioni di Daniela Mapelli, Magnifica Rettrice dell'Università di Padova, della tribuna Apocalisse Valerianas Bis, e di Maria Grazia Durante, figlia del co-autore.

In un unico testo, dunque, trovano spazio storia, curiosità, canzoni e aneddoti, a 800 anni dalla fondazione dell'Ateneo, il cui motto è Universa Universis Patavina Libertas.

La storia della Goliardia

Sono più di uno i motivi che hanno spinto il noto avvocato a cimentarsi con questo volume, che peraltro non è il primo sull'argomento, dato che aveva già curato con l'amico Dino le opere "Bacco Tabacco e Venere" (1973), un libro di canti goliardici che fu sequestrato dalla Procura della Repubblica di Verona per oscenità, dato che i testi erano molto espliciti, e se ne salvarono soltanto due copie che il legale custodisce gelosamente, e poi "La Mona dele Galine" (1995), il cui titolo è ispirato a una delle canzoni. Anche l'ultimo lavoro doveva essere realizzato a quattro mani, ma nel 2002 Durante è mancato per cui il suo contributo è stato ugualmente utilizzato con l'approvazione dei figli, felici di tenere vivo il ricordo del papà. «Con l'aiuto di tanti amici - racconta Alvigini - ho ricostruito la storia degli ordini goliardici, le accademie, e ho riportato alcuni degli scherzi più significativi che si facevano all'epoca. Poi ho riprodotto il famoso "Codice Morandini", che è una specie di decalogo delle regole che governano la goliardia, in modo da dare anche conto delle "leggi" che gli studenti si erano dati. Infine, il volume diventa un audiolibro in quanto, scaricando l'app gratuita ML si possono ascoltare le canzoni. In sostanza, senza pretese, ho cercato di dare un panorama il più completo possibile di cosa fosse la Goliardia a quei tempi. Certo, c'è molta nostalgia in tutto questo, perchè sono cambiate sia la società, che la Goliardia stessa, e quegli anni non torneranno mai più».

I ricordi

Alvigini mezzo secolo fa realizzò a mano con i caratteri di legno il manifesto per i festeggiamenti dei 750 anni dell'Università di Padova, riprodotto nel libro con la poesia che prende in giro la Fondazione del Bo. «"Storia della goliardia padovana e non solo" - ha proseguito - vuole essere uno stimolo ai giovani a vedere le cose con quel disincanto che la Goliardia vuole che sopravviva, una sorta di "castigat ridendo mores" per saper sorridere di fronte alle cose che la vita ci mette davanti. Nelle pagine, quindi, senza nessuna pretesa letteraria ma con l'intenzione di rendere una testimonianza, c'è anche un po' di questa filosofia, che è un modo di impostare la propria vita e il rapporto con gli altri. Certo, gli anni passano, però lo spirito rimane lo stesso». Le 2017 pagine sono ricche di immagini, vecchie e nuove, e si parla anche del Museo della Goliardia, allestito proprio a Palazzo Bo da Mario Casa, storico barista dell'Ateneo. «Forse 50 anni fa era differente la società che circondava gli studenti dell'Ateneo patavino - ha proseguito Alvigini - o probabilmente le persone erano più aperte, o magari eravamo diversi noi goliardi, ma un dato è certo e cioè che la Goliardia era parte integrante della città, al punto che risultava normale che noi dileggiassimo le autorità e ci prendessimo gioco di tutto e di tutti. Ci sentivamo amati e persino condivisi, come se fossimo un pezzo della vita quotidiana. Non mi piace adesso affermare in maniera semplicistica che "i tempi sono cambiati", però ritengo sia importante portare all'attenzione dei lettori, soprattutto quelli giovani, la testimonianza di uno spirito sempiterno e che non può essere soffocato "dai vecchi, dai barbosi e dai tiranni", come recita un'antica canzone che ci è cara. Gli anni trascorsi dalla sua fondazione hanno fatto sì che l'Università di Padova sia oggi una delle più prestigiose al mondo e allora mi piace pensare che una piccolissima parte del merito sia da attribuire alla Goliardia».

Le curiosità

Nella premessa la libro, l'autore ricorda che «nella Chiesa, nell'Esercito e in Goliardia, non v'è democrazia, poiché tra i seguaci di Bacco, Tabacco e Venere a contare non sono i "voti", ma i "bolli", vale a dire l'anzianità di servizio universitario», e spiega che «l'anziano governa sulle matricole (minus quam...), e sul fagiolo (malevolus faseolus, secondo anno di iscrizione), così come il capo dell'Accademia (od Ordine Goliardico) disponeva dei suoi adepti. E per finire il Comitato 8 febbraio era costituito dal Tribuno, da due Vicetribuni, da quattro Duchi e dal Questore (capo della Polizia Goliardica), la cui sovranità era assoluta su tutti i territori di competenza (le Genti Venete, l'Istria e la Dalmazia). Forse è anche per questo che la Goliardia è sopravvissuta a tanti sconvolgimenti, '68 compreso, sia pure alternando periodi di maggior fulgore ad altri di crisi». «A ben guardare - ha proseguito l'autore - Santa Madre Goliardia, ed è questa la corretta definizione dell'Istituto, ha contenuti e riti assimilabili, in parte, a quelli degli ordini iniziatici. L'accesso avviene attraverso una vera e propria cerimonia di iniziazione, ove si sottolinea quasi esotericamente l'ingresso del neofita in una nuova dimensione umana, i cui effetti sono destinati a permanere nel tempo, ben oltre l'uscita dai corsi universitari perché i goliardi avranno sempre vent'anni. E poi si procede per gradi, in un crescendo di presa di coscienza progressiva del messaggio goliardico. Questo si sostanzia a più livelli, come nelle migliori scuole umanistiche, attraverso la partecipazione a riti comuni, per esempio cerimonie o feste, per giungere all'assimilazione di quella filosofia di vita che fa del vero goliarda un uomo un po' speciale». 

Ultimo aggiornamento: 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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