Padova, il museo della Goliardia diventa istituto culturale: riconosciuto dalla Regione

Raccoglie 300 oggetti tra documenti, abiti tradizionali, papiri storici che narrano la storia dell’Università

Martedì 9 Agosto 2022 di Silvia Moranduzzo
Alcuni degli oggetti esposti

PADOVA - Dal maiale in regalo al presidente Spadolini alle qualifiche di istituto culturale. Di strada la Goliardia padovana ne ha percorsa davvero tanta. Ora il museo realizzato all’entrata del bar Mario, nel cortile nuovo di Palazzo Bo, è diventato istituto culturale riconosciuto dalla Regione Veneto per il Programma triennale della cultura (2022-2024) insieme ad altre sei istituzioni culturali venete e verrà inserito nel Portale Cultura Veneto.

Tradizione secolare

«Ricevere questo riconoscimento dalla Regione è per noi un grande orgoglio e certifica che il percorso che abbiamo intrapreso è significativo non solo per chi la Goliardia l’ha vissuta e la vive attivamente ma anche in generale in termini culturali – dice Stefano Baroni, presidente della Fondazione Comitato Otto Febbraio che ha fondato e gestisce il museo -. Siamo convinti che le espressioni legate alla secolare tradizione goliardica, spesso sul filo e scanzonate ma altrettanto significative in particolare in alcuni episodi storici, rappresentino - in particolare per la nostra città - un valore legato alla libertà di pensiero, di studio, di critica, di raffinata satira e burla dell’istituzione».
«Chi vorrà visitare il gaudeaMUS - prosegue - seguendo il percorso storico e descrittivo troverà di certo rappresentata la Patavina Libertas in diverse forme.

Ne potrà seguire un collocamento storico e trovare letture di fenomeni ancor oggi presenti nella tradizione come la questua studentesca o il dono della gallina al rettore. Tutto ciò ‘liberamente’ potendo entrare e ritornare a far visita all’esposizione senza dover acquistare un biglietto d’ingresso».

Il museo

GaudeaMUS è stato inaugurato lo scorso anno ma i preparativi erano in atto già da tempo. Sono esposti 300 oggetti tra documenti, papiri, cappelli studenteschi, insegne, sigilli, mantelli, strumenti musicali e immagini provenienti da donazioni di (ex) goliardi o prestiti da ‘collezioni private’. Ci sono papiri storici come quello che ricorda la laurea in Ingegneria elettrotecnica, l’8 novembre del 1947, dell’ex rettore Luciano Merigliano, alla guida del Bo negli anni di Piombo. Ma anche documenti storici ricordano il cinquantenario dei moti rivoluzionari dell’8 febbraio 1848, quando gli studenti universitari furono tra i protagonisti dell’insurrezione anti-austriaca. È possibile visitarlo gratuitamente durante gli orari di apertura dell’università.

La Goliardia

Il museo rappresenta una delle caratteristiche peculiari dell’università patavina. Qualcosa che c’è solo qui. La Goliardia è nata assieme al Bo, quando nel 1222 un gruppo di studenti dell’Università di Bologna ha deciso di fondare un Ateneo dove fossero liberi di studiare ciò che desideravano, liberi di pensare e di parlare. Si sono auto-tassati per pagare gli insegnanti e a raccogliere il denaro erano i goliardi inizialmente. Pagavano anche il rettore. Il fenomeno negli anni è cresciuto e cosa si faccia di preciso all’interno della Goliardia nessuno lo sa (scherzi a parte): bisogna entrare a farvi parte. Indimenticabile il dono di un maiale vivo, “Gigi il porseo”, all’allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini, che nel 1991 prese parte all’inaugurazione dell’anno accademico. E che poi lo portò a casa. Non si può non citare la tradizione della gallina al rettore. Poco prima dell’insediamento si faceva mangiare al volatile pane imbevuto di rum, poi la si portava dal nuovo rettore e le si strizzava la pancia. Si può immaginare cosa accadeva. Ma c’è di più. Quando lo storico bar del Bo stava per chiudere a causa di un cavillo burocratico alla fine del 2017, i goliardi si sono battuti come non mai per aiutare il gestore, Mario Bovis, a tenerlo aperto perché dopo tanti anni era diventato parte integrante dell’Ateneo. E poi, come si diceva, la realizzazione di un vero e proprio museo all’interno di palazzo Bo. Irriverenza e gioco non sono mai utilizzati a caso.

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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