Lavoro. L'allarme di Confindustria Veneto: «Anche gli stranieri fuggono via dall'Italia, corrono in Germania e perfino in Romania»

Domenica 8 Maggio 2022 di Alberto Rodighiero
Lavoro, anche gli stranieri fuggono dall'Italia - Foto di Yerson Retamal da Pixabay
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PADOVA - L'emergenza immigrazione nel giro di pochi mesi ha lasciato spazio al suo opposto: l'emergenza emigrazione. «Non solo i nostri ragazzi, ma anche i profughi ucraini che speravamo di assumere nelle nostre aziende, se ne stanno andando in Germania e, addirittura, in Romania»: Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, alza il velo su un fenomeno fino ad oggi sottovalutato ma ben presente tra chi fa impresa e fatica a trovare lavoratori. «In Italia - avverte Carraro - c'è una vera e propria emergenza demografica e rischiamo di essere tagliati fuori dai flussi migratori».


Ieri a Padova c'era il ministro del Lavoro Orlando, che partecipava al convegno del Pd sul lavoro nel Veneto che cambia. Ed è a lui che Carraro si è rivolto, per mettere in luce un fenomeno che va affrontato al più presto: «Abbiamo battagliato con il governo Draghi, ma ne apprezziamo il lavoro. La raccomandazione è che in questi ultimi dieci mesi, che saranno molto complicati e in cui già vediamo la disgregazione di alcuni partiti, vi dovete impegnare su alcune tematiche per portare a termine le indispensabili riorganizzazioni in tema Pnrr».
Tra queste, l'emergenza più urgente è quella demografica. «L'Italia - spiega Carraro -, per quel che riguarda la sua popolazione ogni anno perde una città come Padova.

Ormai è irrecuperabile e a questo si aggiunge il problema dei flussi migratori. Nelle scorse settimane c'erano degli imprenditori che speravano di rimpinguare qualche posto che mancava con l'arrivo dei profughi, ma pure gli ucraini preferiscono andare in Germania, perché pagati di più, o in Romania, perché il costo della vita è minore. Non vorrei che l'Italia non fosse considerata dai flussi migratori».


A conferma della preoccupazione di Carraro ci sono i numeri elaborati da Unioncamere che spiegano che, a livello veneto, il fabbisogno di manodopera delle imprese è di circa 126mila addetti tra maggio e luglio. Di questi, circa 53mila difficilmente potranno essere assunti data la carenza di figure professionali adeguate. La grave carenza di manodopera, specie di quella altamente specializzata, è una realtà nota da tempo in tutto il Nordest. Un problema emerso con particolare forza durante la pandemia, che ora va acuendosi e che è trasversale a settori e imprese anche molto diversi fra loro. Il comparto della meccanica è fra quelli che stanno soffrendo maggiormente, seguito dalle imprese artigiane ma anche, nell'ultimo periodo, dal mondo della ristorazione.


«Qualche giorno fa ero a Bucarest ha confermato il ministro Orlando e anche lì le aziende hanno serie difficoltà a reperire manodopera. Aziende che hanno iniziato ad assumere lavoratori di origine asiatica. In compenso i romeni che sono arrivati qualche anno fa in Italia se ne stanno andando in Inghilterra o in Germania attirati da stipendi più alti. Un fenomeno che fa il paio con le migliaia di giovani italiani che ogni anno vanno a lavorare all'estero. E non parliamo solo della fuga dei cervelli, ma anche di semplici quadri, operai o camerieri che cercano un impiego fuori dal nostro Paese».


Orlando, inevitabilmente, ha colto l'occasione per sottilineare l'apparente contraddizione tra l'emergenza per l'arrivo di masse di migranti e la carenza di manodopera: «Vorrei sapere che cosa ne pensano di tutto questo quei signori che, fino a qualche anno fa, denunciavano il rischio dell'invasione da parte dei migranti e della sostituzione etnica». E ha difeso anche il reddito di cittadinanza: «In molti casi i percettori di questo sostegno economico sono troppo anziani per rientrare nel mondo del lavoro o non hanno neppure la quinta elementare e, di conseguenza, molto difficilmente possono essere coinvolti nei corsi di formazione».
Soluzioni? «Per superare questa situazione si deve lavorare su tre fronti ha detto il ministro il primo è un nuovo decreto sui flussi migratori, il secondo è la formazione e il terzo la qualità del lavoro. Un lavoro che deve essere adeguatamente retribuito».

Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 14:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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