La pandemia in Friuli ha spazzato via 500 piccole imprese: boom del lavoro nero

Domenica 8 Maggio 2022 di Davide Lisetto
Una protesta

Piccole botteghe, imprese micoroartigiane e lavoratori autonomi: nel biennio di pandemia in regione si sono perse 500 attività produttive. È il risultato di un’indagine dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre. È una lenta agonia quella che sta vivendo il mondo del lavoro autonomo.

Gli effetti economici provocati dal Covid sono stati molto pesanti. In Fvg dalla fine del 2019 allo stesso periodo del 2021, le due categorie più importanti che caratterizzano il popolo delle partite Iva, vale a dire gli artigiani e i piccoli commercianti al dettaglio, sono diminuite complessivamente di 488 unità, di cui 266 piccoli negozi (-2,8%) e 222 botteghe artigiane (-0,8%). Se poco più di 2 anni fa in regione c’erano oltre 27.700 imprese artigiane, all’inizio di quest’anno sono scese a poco più di 27.500. A livello provinciale la situazione più critica è a Trieste, dove a crollare sono stti soprattutto i piccoli negozi. Male anche Gorizia: -1,2% gli artigiani (-30), -3,7% i negozianti al dettaglio (-41). Tengono di più le attività a Udine e Pordenone: dove comunque si sono perse rispettivamente 206 e 45 imprese artigiane.


I RINCARI


In Fvg il 70 per cento circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, ovvero non ha né dipendenti né collaboratori. «Per questo - sostiene lo studio - pagano due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare, raffrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi. E nonostante le misure di mitigazione introdotte in questi ultimi mesi dal Governo Draghi, i costi energetici sono esplosi. Per questo sarebbe necessario a livello nazionale un tetto temporaneo al prezzo del gas, così come avviene in Franca e Spagna». «Molti di coloro che hanno chiuso definitivamente l’attività - secondo l’analisi della Cgia - e non sono riusciti a trovare una nuova occupazione, probabilmente continuano a lavorare in “nero”. Dati ufficiali ancora non ce ne sono, ma la sensazione è che il Covid abbia contribuito ad incrementare sensibilmente il numero degli irregolari». È il caso di tanti abusivi che si spacciano per edili, dipintori, parrucchieri/estetiste, falegnami, idraulici ed elettricisti che in questi ultimi due anni hanno provocato una concorrenza sleale fortissima nei confronti di coloro che esercitano queste attività in “chiaro”. Secondo l’Istat, l’esercito dei lavoratori “invisibili” presenti in Fvg è costituito da 54.300 persone che ogni giorno si recano nei campi, nei cantieri, nei capannoni o nelle case per prestare la propria attività lavorativa irregolare. Essendo sconosciuti all’Inps, all’Inail e al fisco, gli effetti economici negativi che producono questi soggetti sono pesantissimi: nel 2019 (ultimo dato disponibile) il valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare nella regione è stato di 1,3 miliardi di euro. La chiusura di tantissime piccole attività economiche è riscontrabile anche a occhio nudo: basta girare a piedi per i centri delle città e dei paesi. Meno visibile, ma altrettanto preoccupante, sono le chiusure che hanno interessato anche i liberi professionisti, gli avvocati, i commercialisti e i consulenti. In particolare giovani.


TAVOLO PERMANENTE


Da più di un anno la Cgia chiede sia al governo che ai governatori di aprire un tavolo di crisi permanente a livello nazionale e locale. «Mai come in questo momento, infatti, è necessario dare una risposta ad un mondo, quello autonomo, che sta vivendo una situazione particolarmente difficile. Ci sono stati i ristori, ma spesso insufficienti. Con il recentissimo decreto aiuti, infine, anche gli autonomi con un reddito inferiore a 35 mila euro riceveranno nei prossimi mesi il bonus una tantum da 200 euro. Misure importanti, ci mancherebbe, ma insufficienti a fronteggiare le difficoltà provocate da questa situazione di crisi così pesante. Per questo riteniamo indispensabile istituire presso il Mise e nelle Regioni un tavolo di crisi permanente che affronti con maggior determinazione i problemi sopra descritti».

Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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