Padova. Irpef, addio aliquota unica, possibilità di risparmio per i redditi più bassi. Cosa cambia

Una rimodulazione dell'addizionale comunale ispirata ai princìpi di equità e di progressività

Venerdì 16 Giugno 2023 di Alberto Rodighiero
Consiglio comunale Padova (foto d'archivio)

PADOVA - Dal consiglio comunale arriva il via libera all'aumento dell'addizionale Irpef. Mercoledì sera il centrosinistra ha deciso di fare sintesi e convergere su un documento comune che ha incassato il voto quasi unanime della maggioranza: solo il capogruppo della lista Giordani Luigi Tarzia si è astenuto. Un documento che di fatto dà il via libera alla giunta per il rincaro del tributo. Nella mozione, infatti, il Consiglio comunale impegna l'amministrazione a "determinare, in sede di Bilancio previsionale 2024, una rimodulazione dell'addizionale comunale Irpef ispirata ai princìpi di equità e di progressività, superando l'aliquota unica attraverso l'introduzione di aliquote differenziate, al fine di ottenere un maggiore gettito fiscale complessivo e al tempo stesso sostenere i bisogni delle fasce di reddito più basse, garantendo così la tenuta dei servizi comunali". Di fatto l'indicazione è quella andare oltre all'attuale aliquota unica che quest'anno è stata confermata allo 0,7% per tutti.

Saranno introdotti diversi scaglioni in base al reddito.

Il meccanismo

Ad oggi l'addizionale non è dovuta se il reddito complessivo determinato ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche non supera l'importo di 15 mila euro. Se il reddito imponibile supera la soglia di esenzione il tributo è dovuto ed è determinato applicando l'aliquota al reddito imponibile complessivo. Dall'anno prossimo, invece, l'addizionale sarà rimodulata in diversi scaglioni che saranno incrementati con l'aumento dei redditi. In questo modo chi più ha più paga mentre i redditi più bassi potrebbero corrispondere meno rispetto all'attuale tributo. «In virtù di questa mozione - ha commentato ieri l'assessore ai Tributi Antonio Bressa - in sede di elaborazione del prossimo bilancio terremo conto delle indicazioni che ci sono arrivare dal consiglio comunale. Ringrazio per il lavoro che i consiglieri hanno svolto prima di presentare in aula questo dispositivo».

Le ipotesi

Di più l'assessore non dice ma, in queste settimane a Palazzo Moroni sono circolate decine di simulazioni che vanno a rimodulare in senso progressivo l'aliquota. In modo particolare ne circola una che potrebbe rappresentare il punto di sintesi in grado di accontentare tutte le anime della maggioranza. Lo schema parte da un presupposto: l'aliquota può oscillare da un minimo dello 0,6% ad un massimo dell'8%. Non solo: dovrebbe rimanere la soglia di esenzione fissata a 15mila euro. Come detto, però, se il reddito supera anche di un solo centesimo la soglia di esenzione, il tributo va pagato sull'intera cifra dichiarata. Premesso questo, si dovrebbe passare da un'unica aliquota (oggi, appunto, allo 0,7%) a quattro aliquote diverse. La prima, quella da 0 a 15mila euro verrebbe fissata allo 0,68%, la seconda da 15mila a 28 mila allo 0,74%, la terza da 28mila a 50 mila euro allo 0,78% e la quarta, quella oltre i 50mila euro, all'8%. Un'operazione che porterebbe nella case di Palazzo Moroni un maggior gettito pari a un milione e 648mila euro. Un'altra simulazione (che però non pare destinata ad andare in porto) riguarda invece la revisione della soglia di esenzione. Nel caso in cui si decidesse di farla passare da 15mila a 16 mila, per esempio, il minor gettito per le casse del Comune sarebbe di 306mila euro. Se invece si volesse salire a 17 mila la "perdita" sarebbe di 643 mila euro. Arrivando a 18mila euro infine, si dovrebbe rinunciare a circa un milione di euro. Il via libera del Consiglio comunale consente ora al sindaco, all'assessore Bressa e agli uffici comunali di accelerare.

Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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