L'ippodromo torna all'asta per 2,6 milioni: ribasso del 44%

Mercoledì 17 Marzo 2021 di Alberto Rodighiero
L'ippodromo torna all'asta per 2,6 milioni: ribasso del 44%

PADOVA Il prossimo 11 maggio torna all'asta l'Ippodromo. Con ribasso di oltre il 44 % rispetto all'ultima volta che è finito all'incanto nel 2019 si partiva da una base d 'asta di 6,3 milioni di euro uno dei gioielli di quello che un tempo fu la gloriosa Fondazione Breda, tra meno di 2 mesi il sarà battuto per 3 milioni 560.000 euro (offerta minima 2,6 milioni di euro).

Sempre lo stesso giorno, con una base d'asta di 1.280.000 euro finirà all'incanto un altro pezzo pregiato della Fondazione, ovvero l'ex hotel e ristorante Le Padovanelle. Anche in questo caso, notevole è il ribassò rispetto all'asta del 2019 quando, senza successo, il bene era stato messo all'incanto per 2,4 milioni di euro. Nello specifico, il lotto dell'Ippodromo di Ponte di Brenta è composto dalla pista, dalla tribuna, dagli uffici, dalle scuderie e da altri locali annessi a servizio dell'impianto. Il tutto si sviluppa su una superficie di mq. 12.397 e insiste su un'area esclusiva di mq. 141.939.

Passando, invece, all'hotel ristorante (la struttura è risalente agli anni Sessanta), l'albergo, è composto da ingresso, hall, sala bar, servizi, uffici, caffetteria, deposito 27 camere doppie con bagno, per una superficie di mq. 930 e altre 13 camere doppie con bagno, per una superficie di mq. 448; C'è poi il ristorante che comprende sala da pranzo, bar, sala banchetti, guardaroba, servizi, cucina, lavaggio, dispense, magazzini, celle, uffici ecc. Del lotto è parte integrante anche una piscina scoperta. L'asta, però, non blocca, le attività sportive ospitate dal galoppatoio. Lo scorso 31 dicembre, infatti, il liquidatore della Fondazione Breda, il commercialista Marco Della Putta, ha firmato la proroga per i prossimi dodici mesi. Sarà ancora il Gruppo Coppiello a gestire l'ippodromo nel 2021.

La decisione è stata assunta d'intesa con il notaio Emanuela Carrucciu, responsabile della procedura esecutiva su delega del tribunale. Tra un paio di mesi dunque, si saprà se almeno una parte del patrimonio della Fondazione Breda finita in liquidazione potrà finalmente fornire le risorse necessarie a liquidare i creditori. In teoria all'acquisto di Villa Breda sarebbe interessato anche il Comune. La pandemia, però, ha indotto l'amministrazione Giordani a congelare l'operazione. Lo scorso luglio, però, palazzo Moroni ha annunciato che sarà proprio il Comune a gestire per i prossimi anni l'immobile. La villa sarà destinata a ospitare soprattutto iniziative culturali. La convenzione sottoscritta con il commissario liquidatore, prevede, a carico dell'amministrazione, un canone di 60mila euro per il primo anno e dell'equivalente dei lavori di manutenzione ordinaria per gli anni successivi. Tuttavia, il Comune non pagherà nulla alla Fondazione né il primo anno, né gli anni successivi, se deciderà di farsi carico direttamente delle spese di manutenzione ordinaria. La Fondazione Breda è stata istituita per Regio Decreto nel febbraio del 1905 e poteva contare su un sostanzioso lascito dell'imprenditore Vincenzo Stefano Breda morto nel 1903. «Avendo la mia esperienza dimostrato come le fortune create con l'onesto lavoro vadano spesso disperse o per vizi o per l'imbecillità degli eredi, io ho pensato di lasciare molta parte delle mie sostanze ad un ente morale» spiegava nel suo testamento Breda. Scopo della fondazione era quello di istituire un asilo per i bambini e una casa di riposo per gli anziani. Nel 2008, però, un'inchiesta della Procura di Padova accende i riflettori su una dissipazione del patrimonio che ha portato a 25 milioni di euro di debiti.

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