PADOVA - Non aveva avuto pietà per quella figlia ribelle neppure quando, ricoperta di sangue, urlava disperata a terra, distesa ai suoi piedi. Anzi, si era preso una pausa. Era sceso dal primo piano alla cucina del pianoterra, nella casa di Grantorto. Aveva fumato una sigaretta e fatto uno spuntino. Poi la ferocia era riesplosa. Pugni, calci, bastonate da fracassare le ossa. Fino a che Kaoutar, 19 anni, rea di non aver voluto obbedire alle volontà del padre-padrone marocchino, musulmano, era morta dopo un'agonia di un'ora e mezza, devastata dalle ferite e soffocata dal suo stesso vomito. Il padre Mohammed Lhasni, all'epoca saldatore in un'azienda di Carmignano di Brenta, oggi sessantaquattrenne, dopo aver scontato la pena per omicidio volontario, è stato espulso dall'Italia. L'altra sera, alle 20, è stato accompagnato all'aeroporto di Tessera e rispedito nel suo paese d'origine.
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