Il 90 per cento di corse in meno, taxisti senza lavoro: in cassa integrazione anche il centralino

Domenica 7 Giugno 2020 di Luisa Morbiato
Il 90 per cento di corse in meno, taxisti senza lavoro: in cassa integrazione anche il centralino
PADOVA - Grave crisi per i taxisti che continuano a registrare una diminuzione del lavoro che si attesta fra l'85 ed il 90%, percentuali toccate durante la fase acuta dell'emergenza Coronavirus che non accennano però a risalire. La Cooperativa Radiotaxi Padova, fondata nel 1970, ha cercato di sopperire ai mancati introiti tagliando le spese e ricorrendo alla cassa integrazione ma le prospettive di ripresa, anche a lungo termine, sono scarse se non si rimetterà in moto tutto il comparto economico produttivo.
LA SITUAZIONE
«La situazione è disastrosa in tutto il Veneto - esordisce il presidente della cooperativa taxisti padovani Massimo Pastore - per quanto concerne il centralino abbiamo attuato una sinergia con Mestre, quindi per metà giornata il centralino funziona a Padova e per metà a Mestre mentre di notte il sistema è computerizzato, ora si è aggiunta anche Verona. Anche i centralinisti sono stati posti in cassa integrazione. Da molto tempo pensavamo di uniformare il servizio di richiesta e prenotazione del taxi creando una centrale unica per tutto il Veneto, ora ci stiamo arrivando costretti dall'emergenza Coronavirus». I taxisti cercando di superare questo periodo buio lavorando a turno 15 giorni in un mese e sopperendo con la cassa integrazione per gli altri 15.
Viaggiare in taxi è sicuro, sottolinea il presidente, i mezzi sono sempre disponibili, sicuri e sanificati secondo quanto previsto dal Ministero della Salute e tutti i taxisti sono correttamente istruiti sulle norme igieniche da adottare durante il servizio. «Purtroppo quello che scarseggia sono i clienti. Perché il nostro lavoro riprenda a pieno regime, noi abbiamo bisogno che riaprano gli hotel, che arrivino i turisti che si muovono in città o verso l'area termale, che si possa tornare ad organizzare congressi e anche che tornino in città gli studenti che spesso utilizzano i taxi - continua Pastore - Finchè non ripartiranno tutte queste attività a noi rimane solo il cliente locale ma ovviamente è la parte minoritaria del nostro lavoro. Chi effettua il servizio resta in sosta anche fino ad una quarantina di minuti tra una corsa e l'altra. Una situazione tragica. Consideriamo inoltre che Padova, a differenza di altre realtà come Verona, non ha un aeroporto nonostante anche in quel contesto i clienti siano ovviamente diminuiti».
LA NOTA DOLENTE
Altra nota dolente per i taxisti padovani è il servizio Air Service, ossia i bus navetta da otto posti che effettuano il servizio in città e in tutta la provincia prelevando il cliente dalla sua abitazione per accompagnarlo agli aeroporti di Venezia o di Treviso. Si tratta di 17 mezzi sempre in movimento prima del lockdown, ora desolatamente fermi nella rimessa della sede del Radiotaxi Padova, in via Svizzera in zona industriale, dove hanno sede gli uffici della cooperativa ed è dislocata anche la centrale operativa. «Il servizio è totalmente bloccato fino a settembre - commenta con amarezza Pastore - Non ci resta che sperare che riprenda l'attività ma nel frattempo auspichiamo che riaprano almeno gli hotel».
Nonostante la situazione estremamente difficile che stanno vivendo i taxisti padovani hanno voluto essere presenti nel periodo più critico dell'emergenza sanitaria continuando le loro iniziative solidali aderendo all'iniziativa Tutti Taxi per Amore. Il 15 aprile scorso hanno effettuato gratuitamente le loro corse accompagnando i volontari delle associazioni a donare il sangue nei centri trasfusionali.
 
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