Aziende riaperte, 903 visite Spisal in un mese: «Rispettano i protocolli di sicurezza, solo due sono state chiuse»

Giovedì 7 Maggio 2020 di Gabriele Pipia
Lo Spisal ha visitato quasi mille aziende in un mese
PADOVA - «Oggi ci siamo presentati in una ditta che fa bonifiche ambientali e in una cartiera, in un’azienda tessile e in una fonderia». La dottoressa Rosanna Bizzotto si ferma giusto cinque secondi, poi riprende in mano il foglio e continua a snocciolare l’elenco: «Abbiamo fatto visita ad un’industria del settore alimentare e un’impresa metalmeccanica. E siamo stati pure in un allevamento, con i colleghi del settore veterinario». Rosanna Bizzotto è la direttrice dello Spisal dell’Ulss 6 Euganea, il servizio che si occupa della sicurezza sul lavoro e che in questo periodo sta setacciando una lunga serie di imprese in tutta la provincia con una media di 25 al giorno. In poco più di un mese le realtà controllate sono state 903 per un totale di 29.992 lavoratori interessati. «E il lavoro prosegue. La nostra squadra comprende 60 persone, di cui 35 tecnici della prevenzione. Siamo tutti operativi». 

IL METODO
Lo Spisal è in possesso di un lungo elenco di imprese padovane iscritte alla Camera di commercio, suddivise per categorie, e le ispezioni a sorpresa vengono decise il mattino stesso. «Controlliamo le aziende aperte senza distinzioni - prosegue la dottoressa -. Vale per quelle che non si sono mai fermate, per quelle che hanno ottenuto l’autorizzazione dalla prefettura e per quella che hanno potuto ripartire lunedì. Ogni squadra che esce per un sopralluogo è formata da due persone che controllano ogni cosa: sanificazioni, distanze di sicurezza, accessi e utilizzo delle protezioni individuali». 

IL BILANCIO
Un mese di controlli a tappeto, con la “Fase 2” appena iniziata, rappresenta una buona occasione per tirare un primo bilancio. «Quasi tutte le aziende che abbiamo controllato si sono attivate fin da subito per rispettare i protocolli - premette la direttrice -, sono solo una manciata quelle che non avevano fatto nulla e siamo intervenuti con il sindaco che ha poi disposto un’ordinanza di chiusura in attesa che si mettessero in regola. Sono un’azienda agricola e una del settore manifatturiero. Il 40% circa delle aziende è già completamente a posto, nel 60% dei casi invece chiediamo di implementare le protezioni. Capita che chiediamo un maggior rispetto delle distanze, una maggior areazione degli spazi, un potenziamento delle sanificazioni oppure l’utilizzo anche di occhiali e visiere. Nel complesso comunque il bilancio è positivo e, seguendo le indicazioni della Regione, stiamo cercando anche di fare un’importante attività di informazione». A coordinare i controlli ora c’è la prefettura, dove lunedì si è tenuto un tavolo tecnico a cui hanno partecipato anche i vertici delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, dell’Inail e dell’Ispettorato del lavoro. 

LE COSTRUZIONI
Tra i settori principali che sono potuti ripartire il 4 marzo c’è quello delle costruzioni. Hanno ricominciato a riattivarsi 2.600 imprese edili della provincia di Padova e con loro tutta la filiera di tecnici e artigiani. Quasi tutti i cantieri all’aperto stanno riaprendo e Ance ha messo a disposizione delle imprese oltre seimila mascherine chirurgiche certificate. «Quasi tutti - spiega Mauro Cazzaro, presidente di Ance Padova - per poter funzionare in sicurezza, seguendo i protocolli siglati dalle parti sociali, hanno subìto trasformazioni profonde nel modo di lavorare. Nuova organizzazione degli orari, dei trasporti, delle trasferte, distanziamento fisico per le mense e per gli spogliatoi, servizi igienici in cantiere e adozione dei necessari dispositivi di protezione individuale. Un cambiamento tanto immediato quanto epocale che, anche questo, rimane a totale carico delle aziende».

LE PREOCCUPAZIONI
La preoccupazione, però, è che molte imprese non reggano. «E’ impensabile che il governo, attraverso il Decreto Liquidità, le aiuti chiedendo loro di indebitarsi ulteriormente, quando ci sono ancora 6 miliardi di euro di crediti arretrati che devono ricevere dallo Stato» è la posizione dell’Ance. Il presidente dei costruttori insiste: «Abbiamo proposto l’immediata adozione di un Piano Marshall per l’Italia che prevede, tra le altre misure, un’accelerazione dei pagamenti alle imprese insieme ad una forte iniezione di risorse nelle casse degli enti locali e alla possibilità di spenderle in tempi rapidi e in assoluta trasparenza. E’ necessario rendere efficiente, snello, rapido e trasparente il processo decisionale». 
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