Padova. Il giovane Ahmed si è tolto la vita, la Procura ha archiviato il caso

Il 15enne si è gettato nel fiume Brenta. Sul corpo nessun segno di violenza, nel cellulare e nella PlayStation non ci sono messaggi utili alle indagini

Sabato 5 Novembre 2022 di Marco Aldighieri
Ahmed Jouider è annegato nel Brenta

PADOVA - Lo studente di 15 anni Ahmed Joudier, quella sera di giovedì 21 aprile di quest'anno si è tolto la vita gettandosi nel fiume Brenta. La Procura, attraverso il pubblico ministero Andrea Girlando titolare delle indagini, ha chiesto al Gip l'archiviazione del caso perchè tutte le prove raccolte dagli uomini della Squadra mobile portano ad unica pista: il suicidio.

La famiglia del ragazzo, difesa dal legale Andrea Sanguin del foro di Padova, nei prossimi giorni valuterà se opporsi o meno alla richiesta di archiviazione.

Gli elementi

L'autopsia sul corpo dello studente marocchino dell'istituto Bernardi, eseguita dal medico legale Andrea Porzionato, ha dimostrato che Ahmed è morto annegato. Ma soprattutto che non aveva segni di violenza, tali da fare pensare che possa essere stato picchiato o spinto nel fiume. Inoltre non sono state trovate tracce di sostanze stupefacenti, nè negli organi interni e nè nel sangue. La Procura aveva poi ordinato di passare al setaccio il telefono cellulare e la play station del quindicenne. Il fascicolo per la morte del ragazzino era stato aperto per istigazione al suicidio, quindi gli inquirenti hanno provato a cercare prove su eventuali minacce e offese subite da Ahmed. In un primo momento è stata battuta anche la pista del cyber bullismo. Ma il tecnico informatico Luigi Nicotera, nominato dalla Procura, non ha trovato nulla di utile alle indagini nello smartphone e nella console. Se non una importante attività su Telegram, con l'invio anche di alcuni video piuttosto violenti. Gli inquirenti così sono arrivati alla sola conclusione possibile: lo studente Ahmed Joudier, residente con la famiglia a Mortise, a soli quindici anni ha deciso di togliersi la vita.

Il fatto

La mattina del 21 aprile non è andato a scuola ed è rimasto a casa. A partire dalle prime ore del pomeriggio ha iniziato a spedire una serie di messaggi, attraverso WhatsApp, alla sua ex fidanzata: una ragazzina 17enne di Cadoneghe. Si tratta di vocali, foto dove è ritratto insieme a lei, e testi. L'ultimo lo ha inoltrato alle 22.50, poi il suo smartphone si è spento. Ahmed è morto tra le 23 e la mezzanotte sempre di quel giovedì. Tra gli ultimi messaggi il più drammatico è questo «...Devo uscire ho delle questioni in sospeso con alcune persone penso che morirò o se non muoio avrò delle ferite gravi, ma penso che morirò...Volevo dirti che ti amo ma tanto tu non capisci secondo me, non voglio essere sdolcinato ma ormai non mi importa più, ti dico solo questo non ti dico altro...». Lo studente, sempre nella giornata del 21 aprile, ha scritto anche nella chat di WhatsApp dedicata agli amici: «Vi voglio bene». Agli inquirenti la studentessa di Cadoneghe aveva raccontato: «...Ahmed da qualche tempo era cambiato. Non studiava più e così l'ho lasciato. Il suo unico pensiero era quello di uscire e divertirsi. Non era più come lo avevo conosciuto...». La richiesta di archiviazione ha messo anche fine a un presunto collegamento tra la morte di Ahmed e quella Henry Amadasun, diciottenne di Cadoneghe trovato senza vita nelle acque del Brenta il 20 settembre 2021. Due tragedie unite solo da un luogo: entrambi gli studenti si sono gettati nel fiume dalla stessa passerella. 

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