Ritrovato il corpo di Ahmed nel Brenta: il suo cellulare ce l'aveva un altro. È giallo sulla morte

Martedì 26 Aprile 2022 di Marina Lucchin
Le ricerche nel Brenta: vicino alla passerella trovato il cellulare
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PADOVA - Il cadavere di Ahmed Jouider, il 15 enne scomparso da casa, a Mortise di Padova, il 21 aprile, è stato ritrovato dai vigili del fuoco nel Brenta, a Cadoneghe. Il cadavere recuperato nel Brenta è stato individuato dai sommozzatori in un punto del fiume corrispondente al centro della passerella pedonale, nella quale stamane si erano concentrate le ricerche, fra Torre e Cadoneghe. Non si esclude alcuna pista - tra queste c'è anche quella del suicidio - e bisogna attendere i primi riscontri medico legali per avere indicazioni sulla causa della morte. Di particolare importanza il fatto che il suo cellulare era stato preso da un altro giovane.  Dopo un paio d'ore è stata confermata, dalla polizia, l'identità del corpo trovato stamane nel fiume Brenta a Padova: è proprio quello del 15enne Ahmed Jouider.

Sul luogo del ritrovamento era arrivato in mattinata anche il padre del giovane.

Quelle parole inquietanti

Le ricerche erano scattate questa mattina, 26 aprile, lungo il fiume Brenta, a seguito del ritrovamento del suo cellulare, nei pressi del ponte pedonale che collega il quartiere di Torre a Cadoneghe. Ahmed Joudier non dava notizia da più giorni dopo gli ultimi messaggi spediti alla sua ex fidanzatina. Messaggi con un contenuto drammatico, «Ho delle questioni aperte con delle persone ... penso che morirò, penso di si, o se non muoio avrò delle ferite gravi. Ti amo» che subito la giovane aveva ritenuto quasi uno scherzo ma che poi aveva comunicato alla famiglia dell'amico.

I tanti interrogativi

Rimangono molti interrogativi sulla morte del giovane padovano: negli ultimi messaggi alla sua ex fidanzatina, Ahmed aveva spiegato, con voce ferma, che avrebbe potuto perdere la vita visto che aveva delle questioni aperte con delle persone. Le indagini dovranno dare una risposta chiara a questo particolare, così come a quello del ritrovamento del suo telefono, trovato, come ha dichiarato agli inquirenti, da un altro uomo sulla passerella.

Il papà muto nel dolore

Il corpo trovato nel fiume è stato identificato un paio d'ore dopo. Mentre il cadavere si trovava ancora sull'argine, coperto da un telo termico, attorniato dagli agenti della polizia e della scientifica, sul posto si trovava anche il padre di Ahmed, che osservava in silenzio la scena tragica, e che non ha voluto dire nulla. 

Il cellulare, i vestiti, la bici 

Il cellulare è stato trovato la mattina dopo la sparizione da un ragazzo straniero sulla passerella del ponte. E quest'ultimo se l'è messo in tasca. Rintracciato grazie al codice Imei, ha raccontato stamane alle forze dell'ordine dove dove l'aveva preso, cioè sulla passerella. Così sono scattate le ricerche. Ahmed è stato ritrovato nel fiume, con gli stessi abiti che indossava la sera in cui è sparito. La sua bici rossa invece non c'è. Sul corpo non ci sono segni di violenza: è stata disposta l'autopsia. Verosimilmente la morte risale alla sera stessa della scomparsa.

Il suo telefono in tasca a un uomo

Secondo una prima ricostruzione il cellulare di Ahmed Jouider, il ragazzo di 15 anni di origine marocchina scomparso la sera di giovedì 21 aprile, era stato recuperato questa mattina da polizia e vigili del fuoco che poi hanno scandagliato e rive del Brenta tra i comuni di Padova e Cadoneghe. Il telefono, si sosteneva, sarebbe stato lasciato sulla riva del fiume, a ridosso di una passerella pedonale. Invece è stato trovato in tasca a un uomo che oggi ha raccontato dove aveva preso quel telefono. Ahmed era scomparso da casa dopo aver detto alla mamma e alla sorella che sarebbe andato al patronato della chiesa di Mortise per incontrare degli amici. Quella stessa sera il ragazzo ha mandato un messaggio vocale alla ex fidanzata, con quelle parole inquietanti che alla luce della scomparsa hanno fatto iniziare le indagini. Il cellulare del ragazzo non è stato più riacceso da giovedì sera alle 24.

Video

 

L'autopsia e le indagini

È stata disposta l'autopsia sul corpo di Ahmed Jouider. A condurre le indagini il pubblico ministero Andrea Girlando. Come detto, sul corpo non sembrano esserci apparentemente segni di violenza, e la bici con cui si è allontanato non è stata ancora trovata. Il cellulare, invece, è stato recuperato da un passante sulla passerella che collega il quartiere di Padova Torre con Cadoneghe. L'uomo ci ha messo la propria scheda telefonica Sim e poi è stato rintracciato dalla polizia. Così si è individuato il punto del fiume dove poi è stato rinvenuto il ragazzo. Il 15enne è uscito di casa giovedì scorso poco prima delle 22 a bordo di una bici rossa. Ha detto alla madre e alla sorella che sarebbe andato al patronato e che voleva loro bene. Poi ha mandato un messaggio alla ex fidanzata riferendole di aver paura per la sua incolumità, qualcuno lo minacciava. Dalle 24 di quella sera il cellulare risultava staccato.

 

No segni di morte violenta

La prima ricognizione medico-legale sul corpo del 15enne ritrovato stamane nel fiume Brenta non avrebbe riscontrato segni di morte violenta, di ferite o traumi da colluttazione. Lo si apprende da fonti vicine alle indagini. Gli investigatori, da poche ore, hanno in mano soltanto il cellulare di Ahmed e solo dall'analisi dei dati dello smartphone sarà possibile avere indicazioni maggiori su possibili frequentazioni a rischio dell'adolescente, delle quali però, al momento - precisano le stesse fonti - non vi è alcuna evidenza. Il quindicenne frequentava l'istituto professionale a Padova e aveva un percorso scolastico del tutto normale e con un buon profitto

Il sindaco: quello è un brutto punto 

«È un brutto punto, c'è già stato un caso qualche mese fa, un altro ancora prima. Va monitorato con grandissima attenzione». Sono le parole di Marco Schiesaro, sindaco di Cadoneghe, sul posto del ritrovamento del cadavere di Ahmed Jouider, il 15enne padovano scomparso da casa giovedì scorso. Il punto del ritrovamento si colloca tra il quartiere di Padova Torre e Cadoneghe. «Le operazioni sono cominciate questa mattina alle 7.30 con i sommozzatori - continua Schiesaro -. Abbiamo bisogno di una sorveglianza sovracomunale, un controllo video generalizzato di quest'area». Il corpo si trovava quasi al centro del fiume. 

LE ULTIME ORE E LA SCOMPARSA

di Marco Aldighieri e Luisa Morbiato

PADOVA - «Ho delle questioni in sospeso con alcune persone, più che altro penso che morirò, penso di sì, oppure se non morirò avrò delle ferite gravi ma penso che morirò più che altro». Questo, seguito da una dichiarazione d'amore, il testo dell'ultimo messaggio inviato da Ahmed Jouider marocchino, 15 anni, uscito dalla sua casa di Mortise giovedì scorso intorno alle 21,45 e che dalla mezzanotte della stessa sera non da più notizie di sé. Un vocale inviato tramite whatsapp all'ex ragazza sua coetanea che vive a Cadoneghe.
La giovane, come racconta, ascoltando il messaggio in un primo momento non ha dato peso pensando ad uno scherzo, ma si è preoccupata ed ha replicato chiedendo ad Ahmed cosa stesse accadendo e dove si trovava senza però ottenere risposte nemmeno alle successive chiamate.

«Ci ha baciato e detto 'vi voglio bene'»

La quindicenne ha quindi deciso di avvertire la sorella di Ahmed e la mamma, entrambe hanno iniziato a telefonargli, ma senza mai ottenere risposte mentre la loro angoscia cresceva. Dalla mezzanotte poi il telefonino del ragazzo risultava spento e da allora non è stato più riacceso. Intorno alle 3 constatando che il ragazzo non rientrava in preda alla paura hanno avvisato la polizia della scomparsa.
«È un bravo ragazzo, frequenta l'istituto professionale Bernardi ed è un bravo studente, mio fratello è uno con la testa sulle spalle, non beve, non fuma e non frequenta brutte compagnie - ha spiegato la sorella diciassettenne - l'unica cosa forse un po' strana alla quale sul momento non ho fatto caso è successa prima che uscisse di casa quella sera, mi ha abbracciato e baciato in fronte cosa per lui inusuale e ha detto a me e alla mamma vi voglio bene».

Il cellulare e le bici rosse

Il cellulare di Ahmed è stato localizzato per l'ultima volta nel quartiere Torre, dove il ragazzo ha degli amici. Coetanei che sono stati sentiti dagli uomini della Squadra mobile. In Questura in questi giorni sono arrivate anche un paio di segnalazioni, relative all'avvistamento di un paio di bici rosse simili a quella utilizzata da Ahmed per allontanarsi da casa. Ma alla fine si sono rivelate delle false piste.
Gli inquirenti hanno anche visionato le telecamere della videosorveglianza installate vicino all'abitazione del 15enne e nel quartiere di Mortise. Secondo la polizia lo studente è ancora vivo e ha trovato rifugio da qualche conoscente. È per questo motivo che non sono ancora stati attivati i vigili del fuoco per scandagliare i corsi d'acqua.

I cartelli disseminati nei quartieri dalla famiglia di Ahmed

Un intero quartiere mobilitato

Tutto il quartiere si è mobilitato, la famiglia ha affisso a Mortise, Torre e Cadoneghe, i luoghi più frequentati dal quindicenne, volantini con la sua descrizione chiedendo a chiunque avesse notizie di contattarla ma, purtroppo, senza risultato. Appello lanciato anche su Facebook, dove è stato condiviso centinaia di volte, ma che ha prodotto solo messaggi di solidarietà e ulteriori esortazioni al ragazzo affinchè torni in famiglia. Mamma, sorella e l'ex ragazza, devastate dall'angoscia non conoscendo la sorte del loro caro e temendo il peggio, ripetono il loro appello a farsi vivo, a tornare a casa qualsiasi sia il problema che deve affrontare e assicurando tutto il supporto possibile per risolvere la situazione.
Intanto gli agenti della sezione volanti, con il supporto dei carabinieri, stanno battendo palmo a palmo la zona in cerca di indizi che possano portare al suo ritrovamento. Inoltre stanno provando comunque ad agganciare il telefono cellulare, anche se risulta spento. Capire i suoi spostamenti sarebbe essenziale per poterlo ritrovare. Gli inquirenti sono anche convinti che si sia allontanato da casa con intasca del denaro, anche se la famiglia sostiene il contrario. E poi gli uomini della Mobile stanno scavando sulle sue frequentazioni, per appurare se ha pestato i piedi a qualcuno più grande di lui.

I NUMERI A CUI CHIEDERE AIUTO 
Con “Sos Suicidi” chiunque può ricevere supporto e aiuto psicologico per superare momenti difficili. Sono infatti attivi alcuni numeri verdi a cui potersi rivolgere: Telefono Amico 02/23272327 o Whatsapp al 345/0361628; Telefono Azzurro 1.96.96; Progetto InOltre 800.334.343; De Leo Fund 800.168.678.

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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