Terremoti in Veneto. I Comuni passano nelle zona con rischio maggiore, ma la carenza di personale blocca la "messa in sicurezza" in 186 città

La classificazione è mutata e vanno rivisti gli strumenti urbanistici. Uffici regionali e del Genio sono a corto di dipendenti e le pratiche restano inevase

Lunedì 8 Agosto 2022 di Alda Vanzan
Terremoti in Veneto
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Ci sono privati che erano pronti a investire per sistemare piazze, centri urbani, edifici e che, visti i tempi burocratici, adesso stanno valutando di ritirarsi. Ci sono Comuni che avevano strumenti urbanistici pronti per essere attuati e che, contrariamente alle previsioni, devono mettere le carte in un cassetto. Sono gli effetti della microzonazione sismica voluta dalla Regione del Veneto, un provvedimento importante, visto che classifica i Comuni in base al rischio di terremoti. E che, trattandosi di misure all'insegna della prevenzione, giustamente aumenta gli approfondimenti urbanistici. Il punto è che questi approfondimenti non vengono evasi: gli uffici del Genio Civile sono quasi al collasso perché hanno pochissimo personale. E l'ufficio Difesa del Suolo della Regione cui spetta un altro, fondamentale parere, ha un organico composto da una sola persona. Dicono che il problema sia noto a Palazzo Balbi, tant'è che da anni che si parla di implementare il personale. Soluzioni, però, finora non se ne sono viste. Anzi, soprattutto nel settore del Genio civile si starebbe assistendo a fenomeni opposti: non assunzioni, ma dimissioni. Con il risultato che a restare con il cerino in mano sarebbero sia i privati investitori che i Comuni: i primi perché sarebbero orientati a rinunciare a operazioni immobiliari (un motivo su tutti: i tempi per usufruire del bonus 110 per cento stanno per scadere), i secondi perché si ritrovano con piani urbanistici irrealizzabili.

Soluzioni? A meno di deroghe, sostanzialmente una: mettere mano alle piante organiche degli uffici regionali. Ammesso, ovviamente, di trovare personale.


Rischio terremoti in Veneto


Come mostra la tabella, le classificazioni sismiche erano quattro. I territori più a rischio sono quelli in fascia 1 e, a scalare, in fascia 2, 3, 4. La nuova zonazione di fatto ha aumentato la classificazione sismica per i Comuni (che non sono più 580 ma, per effetto delle fusioni, sono scesi a 563): nessuno è in fascia 4 (quella meno a rischio), molti sono invece passati dalla fascia 3 alla fascia 2. La conseguenza? Quando si è in fascia 2 tutti gli strumenti urbanistici sono vincolati a un preliminare parere. Anzi, due pareri: uno della Regione (Ufficio Difesa del Suolo) e uno del Genio Civile. Senza quel pezzo di carta si blocca tutto.


186 Comuni cambiano la collocazione in zona sismica


È di questo che parla l'interrogazione presentata dal capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale del Veneto, Giacomo Possamai. «Ben 186 Comuni hanno cambiato la collocazione in zona sismica - ha scritto l'esponente dem -. In particolare sono passati da Zona 3 a Zona 2 moltissimi Comuni della provincia di Vicenza (76 su 114) e della provincia di Verona (46 su 98)». A seguire ci sono le province di Treviso (con 28 Comuni passati in Zona 2 su un totale di 94), Belluno (13 Comuni su 61) e Padova (12 su 102). Venezia e Rovigo sono esenti: nessun Comune è in Zona 2 e quindi per questi territori non sono previsti studi preliminari per qualsiasi strumento urbanistico. In compenso 11 Comuni del Bellunese, quelli più a rischio sismico, sono passati in Zona 1, mentre non c'è più nessuno in Zona 4, quella meno a rischio. «Il passaggio Zona 2 - spiega Possamai - comporta la presentazione di studi di microzonazione sismica per l'adozione degli strumenti urbanistici, studi che non erano previsti per la collocazione in Zona 3». Il punto è: chi analizza questi studi? «In occasione dell'espressione del parere della competente commissione consiliare - ricorda l'esponente dem - era emersa da parte di tutti i consiglieri la preoccupazione dell'aggravamento delle procedure per gli strumenti urbanistici comunali e in tale sede era stata data assicurazione che si sarebbe provveduto all'assunzione di almeno 15 unità di personale da assegnare agli uffici periferici del Genio Civile regionale, con una adeguata formazione per tutto il personale interessato. Tuttavia, nell'istruttoria viene coinvolta anche la struttura regionale competente in materia di geologia che, pur dovendo obbligatoriamente rendere agli uffici del Genio Civile il parere di competenza, non solo non ha visto alcun incremento di personale, ma nell'ultimo periodo risulterebbe ridotta a una sola unità per la materia sismica».


La situazione - aggravio burocratico, lentezza di risposte da parte degli enti - ha provocato non poche lamentele da parte dei Comuni. «Viene denunciato - dice Possamai - il blocco nell'adozione degli strumenti di pianificazione e delle varianti urbanistiche - anche se riguardanti contesti limitati o accordi preesistenti - a causa della lunghezza dei tempi delle nuove procedure relative agli studi di Microzonazione Sismica, con conseguenze estremamente negative su progetti di rigenerazione urbana, interventi pubblici sostenuti dal Pnrr, investimenti delle imprese da attuarsi attraverso lo Sportello unico delle attività produttive (Suap) e più in generale sul piano giuridico, economico e sociale». Di qui la richiesta alla giunta: cosa si può fare? Tra l'altro la materia non ha un unico assessore competente: il Territorio è in capo a Cristiano Corazzari, l'Ambiente con la Difesa del Suolo ce l'ha Gianpaolo Bottacin, i Lavori pubblici sono della vicepresidente Elisa De Berti. Ma siccome qua si tratta di carenze di personale, e quindi di soldi, il Bilancio è competenza di Francesco Calzavara. Tant'è, i Comuni chiedono una cosa sola: ottima la prevenzione sismica, ma si guardino le carte e si consentano i lavori.

Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 12:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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