Strage di Santo Stefano: perizia psichiatrica inchioda Angelika Hutter

Martedì 28 Novembre 2023 di Giovanni Longhi
L'Audi nera guidata da Angelika Hutter

Angelika Hutter, la 32enne tedesca che il 6 luglio a Santo Stefano investì e uccise Mattia Antoniello di 2 anni, il papà Marco di 47 che lo spingeva nel passeggino, e la nonna materna, Maria Zuin di 64 anni, di Favaro Veneto (Venezia) in vacanza da qualche giorno in Comelico, che stavano passeggiando sul marciapiedi in via Roma, è perfettamente in grado di intendere e di volere: potrebbe essere questo l’esito della perizia psichiatrica depositata in tribunale a Belluno. Era stata richiesta dal gip titolare dell’inchiesta, Simone Marcon e serve per definire in contorni della personalità della donna che dal giorno del suo arresto è detenuta nel carcere della Giudecca dopo un passaggio al reparto psichiatrico dell’ospedale di Mestre. La perizia è il frutto di una serie di incontri della psicologa con la donna che è indagata dei reati di omicidio stradale plurimo.


IL SEGRETO
L’atto è blindato, nulla trapela se non che il silenzio mantenuto sin dalle prime ore dopo la tragedia, sarebbe stato una costante anche nelle settimane successive. Anche l’avvocato d’ufficio, Giuseppe Triolo, avrebbe incontrato la stessa difficoltà e a nulla avrebbe portato anche l’incontro con i genitori di Angelika organizzato per sondarne il passato anche sotto un eventuale profilo clinico. Quasi che la scelta di non parlare fosse stata fatta in funzione di una possibile certificazione dell’incapacità, anche parziale, di intendere e di volere. 


LA STRATEGIA
Un clamoroso errore strategico, secondo gli esperti, che potrebbe ritorcersi contro la stessa Angelika: perché deliberatamente decidere di non parlare per farsi passare incapaci di intendere e di volere per puntare su una diminuzione della pena, denoterebbe al contrario la facoltà di prevedere le conseguenze delle proprie scelte e quindi escluderebbe l’incapacità di intendere. Paradossalmente sarebbe stato meglio, da un punto di vista strettamente processuale, se invece Angelika avesse ammesso la propria responsabilità addebitando la tragedia ad una distrazione. Il silenzio non aiuta. Tanto che gli inquirenti non escludono neppure la volontarietà. Un rebus che ora il gip Marcon potrebbe districare chiedendo un ulteriore approfondimento di indagine


LA RICOSTRUZIONE
Sempre nell’ambtio dell’inchiesta il 10 ottobre in via Roma a santo Stefano venne eseguita una simulazione del triplice investimento, con due manichini stesi a terra nel punto in cui vennero scaraventati i corpi di Marco Antoniello e di Maria Zuin. Il piccolo Mattia venne raccolto dall’asfalto ancora in vita, ma in condizioni disperate; venne trasportato con l’elicottero fino all’ospedale di Belluno dove anche quell’ultima tenue fiammella si spense per sempre. 


LA SIMULAZIONE
Così in ottobre una Fiat Grande Punto guidata da un carabiniere con il Procuratore capo Paolo Luca e il Gip Simone Marcon a bordo, percorse per due volte il tratto di strada che quel pomeriggio del 6 luglio l’Audi nera con targa tedesca guidata da Angelika Hutter coprì nella sua tragica e folle corsa a una velocità di 90 chilometri all’ora centrando alle spalle Mattia, Marco e Maria “interpretati” per l’occasione da due carabinieri con un bambolotto al posto di Mattia in un passeggino.

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Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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