Spopolamento, l’esodo rallenta: ma il saldo è di mille residenti in meno

Mercoledì 15 Luglio 2020 di Andrea Zambenedetti
IN CALO I giovani sono sempre meno. La politica da tempo si interroga sulle strade per invertire la tendenza
Ogni giorno scompaiono tre bellunesi, ma è quasi un sollievo visto che negli ultimi anni il ritmo era di sei bellunesi in meno ogni giorno. L’esempio è diventato ormai logoro da quante volte è stato ripetuto. La figura retorica rimane tuttavia di estrema efficacia: nel 2019 è come se fosse scomparso l’intero comune di Vodo, oppure quello di La Valle Agordina o, ancora, di Voltago. Come se ne fossero scomparsi due delle dimensioni di Selva di Cadore o tre di quelle di Perarolo. I bellunesi continuano a diminuire. I dati Istat non si prestano a interpretazioni: tra gennaio 2019 e gennaio 2020 ne sono scomparsi altri 947. Il numero totale degli abitanti rimane ancora sopra la soglia, ormai solo psicologica, dei duecentomila residenti ma l’asticella ormai si trova a distanza di mesi, più o meno 24, e non più di interi lustri. C’è però un aspetto che potrebbe indicare che la speranza non è ancora morta. Il decremento avvenuto negli ultimi dodici mesi, secondo quanto ha reso noto ieri Istat, è dimezzato rispetto alla serie storica. Insomma il 2019 non ha registrato l’auspicata inversione di tendenza ma ha evidenziato un rallentamento. Un appiglio a cui aggrapparsi per tarare le politiche del futuro se si vuole fare in modo che l’uomo continui a vivere anche in questa provincia.
IL RALLENTAMENTO
Nell’ultimo lustro il calo veleggiava a ritmo serrato, sui duemila abitanti all’anno. Questa volta il totale degli abitanti a cui la provincia ha detto addio si ferma sotto le mille unità. Un rallentamento che potrebbe fare ben sperare e indicare che alcune delle politiche intraprese stanno funzionando. O, più semplicemente, certificare che la curva dello spopolamento ha rallentato perché il numero dei residenti ormai è estremamente ridotto. Tradotto: i dati potrebbero indicare che chi vive in questo territorio, ormai, lo fa perché non prende in considerazione l’ipotesi di andare a vivere da nessun’altra parte. Lo zoccolo duro non è disposto a lasciare Belluno per nessuna ragione. Indipendentemente dalle condizioni in cui si trova.
I SALDI
Il totale dei bellunesi “scomparsi”, infatti, sarebbe ben peggiore se non ci fossero gli arrivi degli stranieri a risollevare le sorti della statistica. I numeri dicono che nel 2019 sono morti in totale 2469 residenti in provincia a fronte di 1180 nascite. Una perdita di 1289 cittadini mitigata solo dal saldo di iscrizioni e cancellazioni il cui numero è positivo per 342 unità. Insomma a frenare lo spopolamento sono gli immigrati, e non solo perché fanno più figli, ma sopratutto perché scelgono questa provincia per venire a viverci.
IL DETTAGLIO
I mesi più neri del 2019 sul fronte dei decessi sono stati gennaio e febbraio quando sono morti rispettivamente 249 e 269 bellunesi a fronte di 122 e 92 nascite. Tanto che il mese di febbraio ha il saldo naturale negativo più elevato. In un solo mese si sono persi quasi duecento (-177) residenti in questa provincia, non solo perché il tasso di natalità è sempre più ridotto ma anche perché quello dell’età media della popolazione si sposta sempre più in avanti.
IL TREND
Tra il 2016 (a dicembre gli abitanti erano 206.856) e l’anno successivo sono scomparsi quasi duemila bellunesi (1.956), tra il 2017 e il 2018 i bellunesi spariti dai registri degli uffici anagrafe sono stati 1.981, Nell 2019 meno di metà. Insomma un numero che lascia margini di speranza c’è ma il 2020, sul fronte dei numeri e della demografia, è un anno particolare «farà storia a sé» hanno più volte messo in chiaro gli esperti. L’auspicio di tutti è che i mesi di confinamento portino ad un’impennata delle nascite. I primissimi indicatori, basati su dei sondaggi non ancora così attendibili, tuttavia, rivelerebbero che l’auspicato incremento delle nascite non ci sarà.
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