La nuova frontiera della svolta green, spesa a domicilio con il triciclo: «Così non inquino»

Domenica 28 Gennaio 2024 di Daniela De Donà
Michele Dal Pont

BELLUNO - La città che si trasforma. Invecchia, sostanzialmente. Non una novità, questa. Solo che a darne conferma, in un modo che ieri ha creato curiosità e portato sorrisi, è il triciclo verde e bianco a pedalata assistita dei negozi "La Mela" e "Bottega della nonna". Un veicolo green con cassone coperto che verrà utilizzato per portare la spesa a domicilio. Ad evidenziare il cambio di passo negli acquisti sono le parole di Andrea Dal Pont e del figlio Michele che da tre anni è titolare delle due attività.

Il vostro triciclo è una vera novità: ieri le prime consegne. Come è andata?
«Tutti mi fermavano, neanche guidassi una Ferrari.

Lo scopo è quello di usare il meno possibile il furgone aziendale. La nostra è stata una scelta oculata e ponderata, in nome di un'aria pulita. Il vantaggio, inoltre, sta nel fatto che il triciclo rispetta le stesse regole delle biciclette, per cui non siamo obbligati a seguire la viabilità ordinaria delle automobili. E si va veloci nelle consegne, sia in centro che in periferia».

Che cosa mettete in quel cassone?
«Le borse con arance, patate, pomodori, mele, banane. E tutti gli altri nostri prodotti che vengono richiesti. Il triciclo per la consegna a domicilio è la risposta ad una esigenza: le persone di una certa età hanno difficoltà a spostarsi con borse pesanti».

Un tipo di clientela che si affida alla spesa direttamente a casa che è in aumento?
«Negli anni del Covid abbiamo assistito all'incremento netto del servizio porta a porta, per evidenti motivi. C'è chi a questa comodità, gratuita, si è abituato. Ma l'interesse, dal nostro punto di vista, è in deciso aumento, soprattutto nei mesi invernali. Ogni giorno c'è qualcuno che chiama per avere informazioni».

Quanti sono i bellunesi che vi chiedono la spesa a casa?
«Una cinquantina, a rotazione. Coloro che cominciano con il servizio a domicilio si fidelizzano, telefonano e lasciano la lista. Sono tutti over sessanta, e c'è qualche persona sola. A tal proposito: ci dicono che facciamo un servizio sociale per chi è solo. Un po' è vero: a volte c'è la persona che ci chiede di aggiungere alla spesa di frutta e verdura il pane e la bistecca. Andiamo in panificio e in macelleria. Alla fine mettiamo solo un po' del nostro tempo».

Voi avete i negozi in pieno centro e rappresentate una sorta di osservatorio dei cambiamenti: la città sta proprio invecchiando?
«In modalità progressiva. Mancano i giovani: loro frequentano il centro con assiduità solo nei giorni in cui c'è una festa, una manifestazione».

Come vi è venuta l'idea del triciclo?
«È un pensiero maturato nel tempo. E non è stato facile trovare qui vicino un prodotto che nel nord Europa va alla grande. Trovavamo modelli di triciclo ad uso familiare, come quelli usati per portare i bambini. Ma a noi serviva una struttura funzionale alle nostre esigenze, molto più robusta. Ala fine abbiamo trovato una azienda trevigiana che ha creato l'assemblaggio perfetto, con artigiani veneti».

Come va la richiesta di frutta e verdura biologica?
«Era partita alla grande una ventina di anni fa. Ora il prodotto biologico non ha lo stesso appeal. La gente oggi vuole sapere se il prodotto è italiano, perché sa che qui vi è un uso controllato e corretto di concimi, antiparassitari e conservanti. Un esempio? Il trattamento degli agrumi spagnoli è ben differente dall'italiano.

Una curiosità infine: la guerra ha ricadute per voi?
«Certo che sì. I prodotti israeliani, come pompelmi, datteri, avocado, a volte si trovano a volte no».
 

Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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