BELLUNO - I trentuno euro che non sono sufficienti per attori del terzo settore o per le cooperative per garantire una serie di servizi ai profughi già arrivati ed in arrivo, quegli stessi trentuno euro devono però bastare ai Comuni per raggiungere lo stesso obiettivo.
LE PERPLESSITÀ
Camillo De Pellegrin, sindaco di Val di Zoldo, è un fiume in piena: «Fondamentalmente il Prefetto spinge perché i Comuni che hanno i profughi firmino questa convenzione che poi diventa un obbligo da rispettare. Noi, obiettivamente, siamo in difficoltà ad accogliere una proposta così dura. Anche perché, è chiaro, se firmi un accordo del genere, poi devi garantire i servizi che esso prevede». Il ragionamento di De Pellegrin non è diverso da quello di altri suoi colleghi: «Se hai trenta-quaranta profughi da gestire, i 31 euro a testa diventano una bella cifra che permette di offrire a tutti i servizi previsti; ma con due-tre ospiti no». Poi un attacco alla maggioranza che governa il Paese: «Quando il Governo capirà che non bastano missili e armi per fermare la gente nelle proprie terre e si renderà conto, dopo anni di polemiche utili solo per avere voti, qual è la vera situazione, allora forse capirà anche che a fronte dei tanti obblighi previsti, trentuno euro non sono sufficienti».
«SITUAZIONE INGESTIBILE»
De Pellegrin infine parla di cosa avviene nel proprio Comune: «Da parte nostra questa situazione non è gestibile, perché non abbiamo spazi. In questo momento le tre persone arrivate in valle una coppia con un figlio sono in un nostro appartamento che si trova nello stesso stabile che ospita la caserma dei Carabinieri; fra l'altro, vengono seguite da personale comunale che per alcune ore, naturalmente, è sottratto ad altri servizi. Ma se ne arrivassero altre, non sapremmo dove collocarle perché negli altri due appartamenti di nostra proprietà, abbiamo già inserito il personale Oss (ndr, operatori socio sanitari) che lavora in Casa di Riposo. Ed anche l'appartamento sopra la caserma era stato preparato per lo stesso uso». Il ragionamento prosegue ed intravede una strada diversa da percorrere: «Forse nella mia valle c'è solo la parrocchia che può essere in grado di accogliere eventuali altri arrivi. Ed a questo punto è chiaro che chiederò un incontro al parroco di Pieve di Zoldo e delle altre parrocchie della valle (ndr, Dont, Fornesighe, Forno, Fusine, Goima, Mareson, Zoppè di Cadore). Ma a sua volta egli dovrà parlare col vescovo».
LE STORIE
Ieri, nel confronto fra i sindaci, sono state condivise storie diverse: dal primo cittadino che va a fare la spesa per i migranti, a quello che ha procurato e addirittura portato in prima persona una stufa nell'appartamento da riscaldare. «Non è un lavoro da amministratore questo ha osservato detto qualcuno ma da libro Cuore. E con i bilanci in sofferenza, c'è un forte imbarazzo da parte di tutti ad accogliere questa convenzione».