Reddito di cittadinanza, a Belluno individuati 57 "furbetti"

Giovedì 27 Maggio 2021 di Andrea Zambenedetti
Nei guai 57 bellunesi
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BELLUNO - C’era chi aveva fatto richiesta del reddito di cittadinanza (riuscendo ad ottenerlo) e in garage aveva il macchinone. Ma c’era anche chi ne aveva fatto richiesta e si era “dimenticato” di segnalare patrimoni immobiliari. Capita. Forse. Ma di sicuro l’Inps non è disposto a chiudere un occhio, tanto meno a chiuderli tutti e due. A finire nei guai dopo i serrati controlli che hanno coinvolto anche la guardia di finanza e i carabinieri, 57 persone che percepivano indebitamente il sussidio. Ora l’Istituto nazionale di previdenza si appresta a chiedere loro la restituzione di poco meno di 200mila euro che avrebbero intascato non avendone il diritto.


ANDIAMO CON ORDINE
La sede provinciale Inps di Belluno da quando sono entrate in vigore le Misure urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni (DL 4/2019) ha trattato 4164 istanze di reddito di cittadinanza. Un numero che colloca, in proporzione, la provincia di Belluno, agli ultimi posti del Veneto per numero di richieste presentate. Il dato è noto: nel bellunese occupazione elevata e scarsa propensione a chiedere aiuto impediscono al numero di richieste di reddito di cittadinanza di lievitare. Tra queste domande di aiuto gli uomini dell’Inps guidati dal direttore Marco De Sabbata hanno etichettato 540 richieste come decadute per superamento della soglia prevista dalla legge.


PROVVEDIMENTO DI REVOCA
Per altri 57 cittadini invece c’era anche altro che non andava. A rivelarlo sono stagli gli incroci delle banche dati fatte dalla Direzione centrale e della sede provinciale di Belluno che ha collaborato anche con carabinieri e guardia di finanza. Dei 57 sussidi revocati per 18 il provvedimento si è reso necessario per mancanza del requisito di residenza decennale o dell’ultimo biennio continuativo o, ancora, della cittadinanza. Altri due sono finiti nei guai per false dichiarazioni nell’istanza o mancata comunicazione delle variazioni di reddito o patrimonio del nucleo.

Ma non basta perché la maggior parte (25 persone) avrebbe omesso di dichiarare all’atto della domanda l’attività lavorativa di componenti del nucleo.


IL PATRIMONIO
Sette, come anticipato, quelli finiti nei guai per il parco auto. Le vetture o non erano state dichiarate o avevano «caratteristiche non conformi al redditto di cittadinanza». Un risultato a cui l’Inps è riuscito a risalire attraverso l’incrocio con la banca dati dell’Inps e quella dell’Aci. Altre 5 dichiarazioni, infine, sono state giudicate mendaci. I sottoscrittori in sede di compilazione Isee non hanno dichiarato il possesso di patrimoni mobiliari o immobiliari.


COSA SUCCEDE ADESSO
Per i 57 cittadini sono scattate le segnalazioni alla procura della Repubblica e sono iniziate le operazioni di recupero delle somme indebitamente percepite. A questo punto spetterà all’Inps la verifica del possesso dei requisiti al momento della presentazione della domanda. Perché se nella fase di avvio prevalgono i dati indicati nell’autocertificazione prodotta dal cittadino poi le verifiche ci sono. «Dove si riscontrano difformità tra il dato indicato e i requisiti previsti dalla legge - spiega l’Istituto - si respinge immediatamente la pratica, altrimenti si eroga immediatamente la prestazione a sostegno del reddito e, in una seconda fase, si procede alla verifica documentale e all’incrocio delle banche dati consultabili, sia a livello centrale sia a livello periferico».


MONITORAGGIO
Sul reddito di cittadinanza il controllo è serrato. Un rischio, quello di erogare un sussidio di questo tipo a chi non ne ha diritto, che le istituzioni non possono certo permettersi di correre. Per questa ragione l’Inps di Belluno guidato da Marco De Sabbata non intende abbassare la guardia è continua il costante monitoraggio e il controllo in fase di erogazione del beneficio economico. 

Ultimo aggiornamento: 17:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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