Un anno dall'alluvione: la casa di riposo di Puos resta ancora chiusa

Sabato 4 Dicembre 2021 di Lauredana Marsiglia
La casa di riposo subito dopo l'alluvione

ALPAGO - Inizialmente si parlò di un mese per poter riaprire la casa di riposo di Puos, poi si disse ai primi dell’anno successivo, quindi a Pasqua e, infine a settembre. Sta di fatto che siamo al primo funesto anniversario dell’alluvione scatenatasi tra il 5 e il 6 dicembre scorso, e i 76 ospiti della casa di riposo, devastata da fango e acqua, sono ancora alloggiati in altre strutture, in prevalenza a Pieve di Cadore.

Disagi per i parenti, ma soprattutto per il personale costretto a sobbarcarsi lunghi viaggi e costi aggiuntivi. Senza parlare della richieste di molti ospiti che vorrebbero sapere quanto potranno tornare nella loro casa di riposo, vicino ad amici e parenti, ovvero di nuovo parte della loro comunità.

Sullo stato di avanzamento dei lavori non giunge ancora alcuna notizia confortante da parte dell’Unione montana dell’Alpago che gestisce la struttura. L’assessore Gianluca Da Borgo, interpellato, fa sapere che ci sarà un comunicato ufficiale dell’Ente dopo il 10 dicembre. Ma non si poteva certo ignorare il mesto anniversario di un disastro alluvionale che, solo in Alpago, aveva creato danni per circa 50 milioni di euro. La casa di riposo ha avuto sicuramente il risvolto più pensate, perché di mezzo non c’erano solo frane e allagamenti, ma persone costrette a traslocare.

Il giorno dopo la devastazione, il presidente dell’Unione montana, Oscar Facchin dichiarò: «Stiamo verificando i danni. Ma prima di un mese non credo sia possibile pensare di riaprire». Successivamente si era parlato di gennaio, poi della primavera e infine di fine estate. Poi sul caso è calato il silenzio.
Tuttavia, secondo fonti bene informate, pare che i lavori procedano secondo un sempre aggiornato cronoprogramma, ma ci sarebbero degli intoppi sui tempi di fornitura di alcuni materiali, come per l’ascensore. Questo costringerebbe ad allungare ancora la data di conclusione del cantiere. La mancanza di materie prime, che non dipende certo dell’Unione montana, è un problema che serpeggia velenosamente ormai da mesi anche se poco se ne parla, quasi non fosse un tema di peso. Ogni sforzo sembra essere concentrato su uno stato di emergenza pandemico che sembra non finire mai.

Quella notte tra il 5 e il 6 si scatenò un inferno di pioggia. Lo straripamento del vecchio Tesa colse tutti impreparati e la struttura venne invasa da acqua e fango, provocando ingenti danni, facendo saltare impianti e elettrici e di riscaldamento. Proprio oggi a Puos, alle 18, nella Casa della Gioventù, si farà un resoconto di un anno dopo l’alluvione. Comune, Regione Veneto, Servizi forestali e Genio civile illustreranno gli interventi fatti e risponderanno alle domande.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci