Primario al lavoro col Covid: creò il focolaio Indagato insieme ai 4 colleghi che lo "coprirono"

Martedì 13 Ottobre 2020 di Davide Piol
Il primario Bianchini
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BELLUNO - Una vacanza in Thailandia, il ritorno tra le corsie dell’ospedale dove è primario e la comparsa dei primi sintomi sospetti. È la sequenza di eventi che, lo scorso marzo, ha portato alla nascita del primo focolaio all’ospedale San Martino di Belluno con 4 contagi diretti e oltre 100 tamponi eseguiti successivamente solo sul personale sanitario. Per questo motivo Roberto Bianchini, 61enne dirigente del reparto di Otorinolaringoiatria, è finito nel fascicolo del procuratore Paolo Luca con l’accusa di “epidemia colposa aggravata”.

Dopo l’insorgenza dei sintomi ha continuato a lavorare per altri sei giorni diffondendo il virus a medici e pazienti.

Altri 4 colleghi nei guai 

Indagati insieme a lui, per falso, altri 4 colleghi bellunesi che secondo la ricostruzione della procura bellunese lo avrebbero “coperto”: Raffaele Zanella, 60 anni, Antonella Fabbri, 58, Cristina Bortoluzzi, 52, e Tiziana Bortot, 60, rispettivamente presidente e componenti dell’Ufficio procedimenti disciplinari dell’Usl 1 Dolomiti. La vacanza del primario bellunese si è svolta sull’isola di Ko Samui dal 14 al 24 febbraio. Un mese prima, in Thailandia, era stato documentato il primo caso di infezione da Covid-19 fuori dalla Cina. Ma la situazione non era ancora sfuggita di mano sebbene, in Italia, cominciassero già a diffondersi circolari, delibere e ordinanze del governo. Tornato dal viaggio, Roberto Bianchini avrebbe dovuto sottoporsi alla “permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva” come previsto dal decreto governativo di allora. E, soprattutto, non avrebbe dovuto presentarsi al lavoro il giorno successivo. Invece ha cominciato a visitare i pazienti da subito. Perlustrando bocche, gole e nasi, il più delle volte senza mascherina.


IL PRIMO TAMPONE
È stato il collega Zanella, direttore medico dell’ospedale San Martino, a consigliargli di andare al Dipartimento di prevenzione per gli accertamenti del caso da cui, però, è stato dichiarato “idoneo”. Il primario ha spiegato di non aver frequentato luoghi affollati durante la vacanza e di non aver compiuto tour per turisti, anche se durante le indagini sono poi emerse numerose escursioni in altre isole. Non presentando alcun sintomo è rientrato in reparto. Ha cominciato a stare male il 3 marzo, ma non si è fermato. Sei giorni dopo, esausto, ha voluto fare il tampone: positivo.

Nel frattempo aveva visitato quasi 50 pazienti. Si è trattato del primo focolaio all’ospedale di Belluno. Settanta persone sono state messe in isolamento domiciliare. E 11 di queste, insieme a 106 sanitari, sottoposte a tampone nasofaringeo. Negli atti della Procura si legge che: «Se in ipotesi il comportamento tenuto sino a tale data può essere attribuito a superficialità o a personale (ma ingiustificata) sottovalutazione del problema epidemiologico in atto, altrettanto non può dirsi dopo il 3 marzo, quando la sintomatologia apparsa non poteva essere più sottovalutata». Per questo il pm bellunese ha aperto un fascicolo nei suoi confronti per epidemia colposa aggravata.


FASCICOLO MODIFICATO
Diversa la posizione degli altri quattro medici. Loro avrebbero attestato il falso per proteggere il primario e avrebbero modificato il fascicolo del procedimento disciplinare interno (poi archiviato), sottraendo (sempre secondo l’ipotesi investigativa) la bozza del verbale della seduta del primo aprile recante l’esatta ricostruzione dei fatti. In questo modo avrebbero aiutato Bianchini a eludere le indagini della Guardia di Finanza.


LE MISURE
Il procuratore ha chiesto la sospensione per tre mesi di Bianchini, Zanella e Fabbri ma il gip l’ha rigettata. Stesso esito per il ricorso a Venezia dopo il ricorso al riesame. Ora si attendono le motivazioni del giudice che dovrebbero esser rese note entro il 15 novembre. L’Usl 1 Dolomiti ha dichiarato di «non avere elementi e informazioni sufficienti per commentare i fatti» e che fin dall’inizio «ha assicurato la massima disponibilità agli inquirenti, mettendo doverosamente a disposizione gli atti e la documentazione richiesti».

Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 00:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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