Olimpiadi invernali 2026. «Un errore la pista di bob a Cesana: non ha il bacino di utenza di Cortina»

Sabato 4 Novembre 2023 di Marco Dibona
Un tratto della vecchia pista di bob di Cortina

BELLUNO - Riattivare la pista da bob di Cesana, in Piemonte, per i Giochi olimpici invernali 2026, vuol dire mettere la parola fine agli sport di velocità su ghiaccio italiani. Lo sostiene il Bob club Cortina, lo storico sodalizio presieduto da Gianfranco Rezzadore, che in settembre ha festeggiato 75 anni di attività e di gloria sportiva. L’appello è accorato: non ripetere l’errore di vent’anni fa, quando non si ascoltò la richiesta di organizzare le gare di bob delle Olimpiadi Torino 2006 a Cortina, ma si preferì costruire un impianto nuovo, dal costo esorbitante, in un’area senza storia, senza tradizioni, senza un bacino di sportivi, che potessero organizzare eventi e utilizzare la pista.

Questo ne decretò la chiusura anticipata. 


IL PRECEDENTE
Il Bob club Cortina ripercorre la storia di questa disciplina in Ampezzo, che inizia oltre cent’anni fa. Già nel 1937 Cortina ospitò i primi Mondiali; gli ultimi si corsero nel 1999. Erano già state assegnate le gare iridate per il 2011, ma nell’autunno 2008 l’amministrazione comunale decise di chiudere l’impianto e rinunciare all’impegno preso. «La pista di bob di Cortina è sempre rimasta in funzione dal 1923, grazie alla determinazione degli amministratori locali e ai contributi statali. Dopo la realizzazione degli impianti di refrigerazione, sono stati organizzati i Campionati del Mondo 1981 e negli anni successivi, e diversi appuntamenti di Coppa del Mondo», si rammenta. «Ai tempi della candidatura delle Olimpiadi 2006, fu proposto di utilizzare l’impianto esistente, anziché costruire una nuova pista in Italia: la motivazione era che poi sarebbero state chiuse entrambe. Purtroppo siamo stati facili e inascoltati profeti».


LE ALTERNATIVE
Si entra quindi nell’esame dei due progetti: «La pista di Cortina è stata demolita nel 2023 ed è pronta per essere ricostruita, con progetto esecutivo e finanziamento approvati; mentre per la pista di Cesana si ipotizza di spendere 40-50 milioni di euro, non certamente i 33 che abbiamo visto finora, che si sommerebbero ai 110 già spesi nella costruzione. Tutto ciò per rimettere in funzione un impianto che ha già fallito una volta e che sicuramente non ha il bacino di utenza di Cortina, soprattutto per la parte turistica, che contribuisce in maniera importante ad abbassare il deficit di bilancio. Queste attività turistiche erano già presenti dagli anni Novanta e con un impianto moderno verrebbe di molto ampliata l’offerta ludico-sportiva. Invece si sta ipotizzando di puntare ad avere l’unica pista in un posto privo di storia, privo di appassionati e, di conseguenza, senza quel “cuore pulsante” che fa andare avanti tutti gli sport minori». Dalla chiusura della pista nel 2008, il Bob club Cortina ha continuato a formare nuovi atleti; ha sostenuto con propri fondi e attrezzature l’attività della Fisi; ha contribuito in maniera importante allo sviluppo del parabob e alla attività internazionale di questa disciplina. Gli sport del bob, skeleton e slittino sono molto sentiti a Cortina; è sempre stato facile trovare sostegno dei residenti e volontari per le attività in pista; sono sempre state coinvolte molte persone anche dalle valli limitrofe e da tutta la provincia di Belluno. C’erano inoltre molti club nei paesi vicini che con tenacia si sfidavano nelle competizioni sul ghiaccio. «La pista di Cesana non ha futuro e l’ingombrante manufatto ha bloccato lo sviluppo di quell’area; c’erano progetti di un resort e di uno skipark, ma nessuno poteva prendersi in carico i costi di demolizione. Ora l’Italia vuole ripetere lo stesso errore del 2006? La volontà dei politici piemontesi è di farsi demolire la pista subito dopo l’evento olimpico, a spese dello stato, per liberare l’area a sviluppi futuri. È questa la sostenibilità di cui tanto si parla?» 

Ultimo aggiornamento: 08:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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