Moria di pesci nel Piave per i lavori con escavazioni sull'alveo, pescatori dall'avvocato

Giovedì 4 Novembre 2021 di Federica Fant
Pesci morti per i lavori sul Piave

PONTE NELLE ALPI - Nuova morìa di pesci nei pressi di Cadola a Ponte nelle Alpi, i pescatori alle ditte al lavoro sul Piave: «Collaboriamo». «Le escavazioni sul Piave danneggiano il patrimonio ittico», dice Luigi Pizzico, il presidente del Bacino di pesca numero 8, che chiede da un lato «alle imprese che devono eseguire opere in alveo di avere maggior sensibilità nei confronti della flora, dall’altro auspica un maggior controllo da parte delle amministrazioni pubbliche». 

IL PATRIMONIO
Se non si è pescatori forse non si sa che il tratto di Piave bellunese è un richiamo importante per gli appassionati del settore. Non solo l’attore e regista Antonio Albanese ama pescare nei pressi del ponte della Vittoria a Belluno, ma chi ama la pesca sportiva “no kill” e “catch & release” frequenta il territorio bellunese, raro esempio in cui si pescano temoli, dove da dieci anni (prima ancora dell’arrivo di una legge regionale) ci si è spesi per la conservazione della trota marmorata. Il Bacino di pesca ha in gestione il patrimonio ittico, ha 6 volontari che lo presidiano, ma poi le sanzioni le devono avanzare le autorità.

IL DOPO VAIA
Dall’avvento del ciclone Vaia, all’indomani del quale pescatori da tutt’Italia vennero a Belluno per aiutare a salvare il salvabile, si sono susseguiti una lunga serie di interventi nel Piave che spesso hanno creato ulteriori disagi ai pesci che frequentano le acque del Fiume sacro alla Patria. «Notiamo la totale indifferenza da parte del pubblico, su quest’aspetto – afferma Pizzico -. Si concedono i lavori, ma non si va a verificare come vengano effettuati. Effettuare lavori di messa in sicurezza non significa solo ergere murature. Il Bacino ha gli storditori e il furgone con la vasca per mettere al sicuro i pesci, prima di eseguire le opere sarebbe opportuno che le ditte ci informassero». Parole nuove di un argomento che, ormai, il Bacino di pesca va dicendo da anni. Proprio in questi giorni, tra l’altro, anche il consigliere regionale del Pd, Andrea Zanoni ha firmato un’interrogazione per chiedere quanti sono i piani di estrazione di ghiaia e sabbia relativi al Piave suddivisi tra le province di Treviso, Venezia e Belluno, le relative concessioni e la quantità di materiale estratto e, ancora, quanti gli ‘scavi’ in deroga. 

L’ULTIMA GOCCIA
L’ultimo episodio di cui è stato protagonista il tratto di Piave nei pressi di Cadola a Ponte nelle Alpi risale al 19 ottobre scorso. Ma la storia prede avvio nel gennaio 2020, quando un’impresa edile (con sede in provincia) ha portato un ramo del Piave in secca senza avvisare in tempo il Bacino di pesca: migliaia di pesci sono stati trovati morti sul fondale. Perse trote marmorata, trote fario e scazzone, nonché temoli. Al terzo episodio avvenuto in un anno e mezzo, il Bacino ha interessato il suo legale, avvocato Andrea Allegro. 

LAVORI IN CORSO
Tutto è cominciato quando, nel 2018, la furia di Vaia ha danneggiato la base dei pilastri che sorreggono il ponte della ferrovia a Cadola. I manufatti, che poggiano sul tratto di Piave che scorre su quella zona necessitavano di interventi. Ecco che il Genio civile ha bandito una gara e un’impresa bellunese si è aggiudicata i lavori in alveo. Affidata la concessione dei lavori, l’intervento ha avuto inizio il 21 gennaio 2020. Come da prassi, la ditta ha inviato al Bacino di Pesca la comunicazione dei lavori. Ma tardi. 

IL DANNO
A marzo era stata messa in secca una porzione di fiume, con la conseguenza che molti esemplari di trote e di pesci sono rimasti all’asciutto e quindi sono morti.

La ditta ha quindi risarcito con circa 3mila euro il Bacino che tutela, per conto della Provincia, quel tratto di Piave. La questione si ripete ad agosto 2021, quando per la seconda volta il Bacino non viene avvisato e ancora si trovano trote e temoli morti sull’alveo. L’ultimo episodio risale al 19 ottobre scorso. «Il Bacino di Pesca ha sollevato più volte la questione che, durante i lavori in alveo, le imprese ci contattino per tempo per poter procedere a mettere in salvo la fauna presente all’interno – fa notare il presidente Luigi Pizzico -. Da anni facciamo questa battaglia. Dopo la tempesta Vaia gli sforzi per il ripristino della marmorata sono stati importanti, proprio per questo si è deciso di procedere con queste misure e rivolgerci allo studio legale». 

Ultimo aggiornamento: 07:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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