«Il premio Pelmo d'Oro rende onore agli eroi sconosciuti delle montagne»

Domenica 30 Luglio 2023 di Lauredana Marsiglia
La consegna del Pelmo d'Oro
SAN TOMASO AGORDINO - Chi conosce Stanislav Petrov? Probabilmente quasi nessuno, eppure fu lui l’eroe silenzioso dell’Armata Rossa che, il 26 settembre 1983, evitò un’apocalisse atomica dopo un falso allarme che segnalava missili Usa lanciati verso l’Unione sovietica. Seppe mantenere la calma, evitando di pigiare il fatidico bottone che avrebbe scatenato il contrattacco. E il falso allarme, poco dopo, rientrò. Il mondo era salvo.
Da questa pagina di storia sconosciuta è voluto partire Roberto Padrin, presidente della Provincia, nel celebrare il senso del premio Pelmo d’Oro andato in scena ieri a San Tomaso Agordino, al polifunzionale “Arena 1082”.
«Parto da Petrov - ha detto Padrin -, perché a quarant’anni di distanza è un eroe silenzioso di cui pochissimi conoscono l’esistenza. Un po’ come gli alpinisti, i cultori della cultura alpina, i montanari. Eroi silenziosi, spesso di poche parole, come solo la montagna sa partorire. Ma non sconosciuti. E se a differenza di Petrov il mondo li conosce e ha imparato a conoscerli è merito anche del Premio Pelmo d’Oro, che da 25 anni celebra la montagna e i suoi eroi. E che quest’anno fa tappa a San Tomaso Agordino, di fronte al maestoso monte Civetta, per cui ringrazio per l’ospitalità il sindaco Moreno De Val e la sua vice Maria Josè Gaiardo».
Santiago Padros (Spagna), 1974, per l’alpinismo in attività: guida alpina di levatura internazionale, spagnolo di nascita ma bellunese di adozione. Nelle Dolomiti Bellunesi realizza un’attività poliedrica di altissimo livello: nuove aperture in roccia e ghiaccio, inediti concatenamenti e, su pareti spesso remote, salite di misto moderno, di cui è uno dei massimi esponenti a livello non solo italiano.
Alessandro Masucci, di Zoldo Alto, 1943, premio alla carriera alpinistica: alpinista che in tre decenni di attività severa ed eticamente impeccabile ha scritto il suo nome sul Pelmo e su tutte le crode della Val di Zoldo, allora poco conosciute e ancor meno percorse, individuando con occhio sapiente e concretizzando con tenace passione ben 140 nuove linee di salita.
Italo Zandonella Callegher, di Dosoledo di Comelio Superiore, 1948, per la cultura alpina: fine editorialista, brillante scrittore, eccellente alpinista. Ma, soprattutto ed in ogni sua attività, montanaro profondamente dolomitico, di sconfinata cultura alpina. La sua penna ha riempito pagine e pagine raccontando delle montagne di casa non solo i profili, la storia, la vita, ma pure i valori che si traducono in dialogo universale della gente dei monti.
Oscar De Bona e Roberto De Martin, premio speciale della Provincia: vivere tra le montagne più belle del mondo comporta anche il dovere di raccontarle, di farle conoscere, superando il silenzio della pietra e del bosco, dando voce alla solennità delle crode. Oscar De Bona e Roberto De Martin idearono questo premio 25 anni fa proprio allo scopo di dare risalto alle montagne bellunesi e alle sue genti.
Alpine Club, Londra, 1857, premio speciale Dolomiti Unesco: primo club alpino del mondo, l’Alpine Club, venne fondato a Londra il 22 dicembre 1857 da John Ball. Tale iniziativa fu ispirata dall’impresa che lo stesso Ball compì due mesi prima quando, accompagnato da una guida di Borca di Cadore, effettuò la prima ascensione alpinistica sul monte Pelmo, uno dei simboli delle Dolomiti. Questi primi alpinisti divennero anche i principali osservatori e divulgatori di quei valori estetici, paesaggistici e scientifici riconosciuti dall’Unesco.
Silvana Rovis (Fiume), 1941, alla memoria, premio speciale Giuliano De Marchi: il suo amore per la montagna l’ha portata, non solo ad esplorarla e a viverla intensamente ma, soprattutto, a raccontarla attraverso i suoi articoli e le sue interviste anche alle alpiniste donne così spesso trascurate, già diventate capitoli di storia dell’alpinismo.
Il Pelmo, non solo come premio ma anche fisicamente, è stato al centro della giornata, definito la vetta simbolo delle Dolomiti Bellunesi e detto anche il “caregon” (sedia) del Padreterno. Padrin lo ha definito «l’ombelico della provincia». Fu anche la prima cima ad essere scalata dall’esploratore britannico John Ball che poche settimane dopo quell’ascesa ispirò la fondazione a Londra dell’Alpine Club. Un legame con il club Oltremanica che ieri si è rafforzato con la presenza e le parole del presidente Simon Richardson, londinese trasferitosi in Scozia per vivere tra le montagne. Venerdì con Enrico Geremia, capo Collegio guide alpine del Veneto, ha voluto scalare il tragitto fatto da Ball. «Ball riteneva che fosse la vetta più bella - ha detto Richardson -. E oggi non posso che dargli ragione». Ha voluto poi donare un quadro dell’Ottocento che fu di Ball dipinto dal suo caro amico Elijah Walton, con la richiesta che venga affisso in un luogo pubblico.
Non solo bellezza tra le Dolomiti ma anche pericolo e morte: un pensiero è andato quindi al sacrificio di tanti volontari del Soccorso Alpino.
Ma ieri è stato anche il giorno di San Tomaso Agordino che ha potuto mettere in mostra la sua bellezza e l’offerta turistica fatta di escursioni e passeggiate che portano anche in quota fino, ad esempio, al rifugio Sasso Bianco ai piedi dell’omonimo massiccio, itinerario percorso dall’escursionista Amelia Edwards nel lontano 1872 e di cui racconta nel libro “Cime inviolate e valli sconosciute”. E per chiudere una stoccata a Zaia da parte di De Bona: «In 25 anni non è mai venuto».
 
Ultimo aggiornamento: 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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