I Nomadi a Feltre, primo concerto in Italia per mille persone in epoca Covid

Domenica 30 Maggio 2021 di Giovanni Santin
Il concerto dei Nomadi a Feltre

FELTRE - Fra i mille appassionati spettatori che ieri pomeriggio hanno partecipato al concerto dei Nomadi al palaghiaccio di Feltre non c’erano solo i giovani di trenta e quarant’anni fa; con loro c’erano anche i loro figli e i nipoti a cantare ed accompagnare le venti e più canzoni che il gruppo, generosissimo, ha offerto al pubblico presente in oltre due ore e mezza di concerto.

Un appuntamento atteso da molti, venuti nella cittadella anche da fuori provincia, anche perché era il primo concerto in Italia in epoca Covid.

Un aspetto, questo, ben chiaro non solo al pubblico ed al gruppo dei Nomadi che dal palco lo hanno sottolineato (“Ci siete mancati, molto! Grazie per esserci vicini soprattutto nei momenti complicati”), ma anche all’organizzazione che ha curato ogni dettaglio.

Per evitare file ed assembramenti, l’accesso al palaghiaccio era stato aperto per tempo. E il pubblico è arrivato in orario muovendosi in maniera ordinata e composta. Le code sono state smistate in base al settore cosicché gli ingressi erano più d’uno; e in ciascuno di essi un addetto misurava la temperatura a tutti con il thermoscanner. La verifica del biglietto avveniva solo in un secondo momento.

Entrati nella struttura, le persone venivano accompagnate da appositi addetti che, letto il biglietto e il numero assegnato, accompagnavano le persone a sedere. E sulle sedie in platea e sui gradoni delle tribune, l’organizzazione aveva segnato i posti in cui sedersi e quelli da lasciare liberi: uno sì, uno no.

Tutto si è svolto in sicurezza, insomma, con l’ulteriore garanzia offerta da una struttura coperta sì, ma aperta ai lati.

E se ciò non bastasse il personale addetto all’ordine ha controllato continuamente che norme e protocolli previsti fossero rispettati. Solo prima dell’inizio, quando ancora non tutto il pubblico era al proprio posto, dal palco una voce è dovuta intervenire a raccomandare di osservare le distanze.

Nessun problema, insomma, per questo aspetto. Magari a scapito dell’acustica che, soprattutto in alcune zone, ha compromesso l’ascolto non solo delle canzoni, ma anche delle parole dette dal palco.

Il concerto non ha comunque tradito le attese: sia per la già citata generosità dei Nomadi, sia perché da sempre i tempi toccati sono di impegno sociale, denuncia e voglia di vivere intensamente.

Il lungo pomeriggio si è aperto con il testo “Ogni cosa che vivrai” ed ha passato in rassegna canzone vecchie e nuove. Non sono mancati i riferimenti ai membri del gruppo morti, fra tutti Augusto Daolio.

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Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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