Il Cadore piange Romano Cian: dall'inizio con tre carriole all'impresa edile di successo

Mercoledì 7 Dicembre 2022 di G.B.
Romano Cian Toma
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DOMEGGE - I suoi operai sono andati a rendergli omaggio piangendo, tanto era l'affetto che li legava a Romano Cian Toma, mancato a 93 anni dopo una vita dedicata alla famiglia e al lavoro. Se n'è andato uno degli imprenditori di Domegge di Cadore più apprezzati e stimati; la sua è un'azienda edile molto competitiva. È la figlia Maria Pia che parla dell'amato padre: «Dopo la scuola edile aveva lavorato come commesso in un negozio di stoffe in paese; con quello che aveva guadagnato si era comperato le tre carriole e una penna stilografica: ci ricordava sempre che tutto era iniziato così.

I primi erano lavoretti; il nonno gli raccomandava sempre di fare bene e di prendere solo i lavori che era sicuro di poter finire». Che gli insegnamenti siano stati utili lo provano i risultati: «Abbiamo sempre lavorato sia per il privato che per il pubblico, il lavoro non ci è mai mancato» assicura Maria Pia.

LA CARRIERA
Gli inizi hanno visto Cian Toma lavorare solo con qualche collaboratore; dopo cinque anni entra in azienda il fratello Mario, insieme lanciano l'attività arrivando ad avere oltre 20 dipendenti. Sono gli anni del boom delle costruzioni e il Cadore non è da meno: gli affari vanno bene e Romano ricorderà quel periodo con soddisfazione. Con orgoglio ripeteva spesso che in un solo anno costruì ben 25 case. «Era un suo punto d'orgoglio perché diceva che era bello vedere che la gente poteva costruire la propria casa, c'era meno burocrazia». Il Cadore di quegli anni era la terra dell'occhiale, Domegge il comune con più ricchezza pro capite, il benessere era alla portata di tutti. Cian Toma aveva principi inderogabili, come ricorda la figlia: «Ci diceva che per gli operai bisogna avere il massimo rispetto, loro sono a nostra ricchezza, a loro dobbiamo tutto; sono stati la sua seconda famiglia». È stato attivo fino al marzo scorso, in ufficio niente televisione: quello era il posto di lavoro. Era molto legato anche al suo paese; durante la pandemia, passata rigorosamente in casa, chiedeva sempre notizie sulle condizioni dei suoi concittadini e pregava per tutti; uomo di sostanza nel lavoro era anche uomo di fede profonda, faceva dire messe per propiziare l'incolumità dei suoi lavoratori nei cantieri. Se n'è andato pregando con il rosario in mano. Straziato dalla morte del figlio Enrico, nel 2017, dopo 72 anni di matrimonio lascia la moglie Francesca alla quale si stringono i figli e i nipoti. Oggi il funerale alle 14.30 nella parrocchiale del suo paese.
 

Ultimo aggiornamento: 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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