Arrivano altri migranti, ma i comuni bellunesi alzano il muro: «Non abbiamo posto»

Giovedì 26 Ottobre 2023 di Federica Fant
Migranti e operatori della Croce Rossa davanti all'entrata della Prefettura di Belluno

BELLUNO - Ennesimo appello della Prefettura per l’accoglienza di migranti, rivolto a Comuni ma anche alle associazioni di categoria e ai privati. È di nuovo emergenza dopo il secondo bando andato deserto per aprire un Centro di accoglienza straordinaria capace di accogliere anche minori (Cas). Tra sabato e mercoledì sono arrivate altre dieci persone. Dove metterle? Il prefetto ha ribussato alla porta di Borgo Valbelluna, Comune grazie al quale è stato possibile chiudere la tenda della Croce Rossa, ma il sindaco Stefano Cesa ha risposto picche, salvo in serata trovarsene tre “scaricati” sulla porta delle scuole di Cavassico.

ENNESIMO APPELLO

«Ci si approfitti di noi - ha tuonato -. Inaccettabile che altri Comuni non si facciano avanti. Adesso basta». Il prefetto Mariano Savastano torna quindi a chiedere la disponibilità di tutti, offrendo anche una trentina di brandine, ottenute attraverso il ministero, da collocare in eventuale edificio che qualcuno abbia voglia di mettere a disposizione, ovviamente che sia dotato di bagni e caldaia.

Ma si sa, da esperienza dei sindaci, che offrire un posto letto non basta. I migranti vanno seguiti su tutto, dai pasti alla sanità fino ai documenti e all’integrazione.

SERVONO 450-480 POSTI

La disponibilità che la Prefettura di Belluno si prefigura è di 450-480 migranti in provincia, numero che continua a crescere. A ieri i numeri erano di 393 posti occupati, con 5 migranti di cui un minore arrivati ieri e per i quali ci si è rivolti a Cesa. Attualmente sono 19, su 61, i Comuni che ospitano stranieri e a loro si continuano a chiedere sforzi. Tutti gli altri hanno detto no, per questioni di difficoltà nel garantire i servizi. Si è tornati quindi alla carica su Borgo Valbelluna, passando dalla richiesta ai fatti.

LA RABBIA DEL SINDACO

«È inaccettabile che in provincia di Belluno, con la necessità di persone nuove - è lo sfogo di Cesa, che ovviamente si sente sotto pressione -, non si riesca a dare dignitosa accoglienza. Non per questo bisogna approfittare delle persone che hanno dato disponibilità. Noi ora abbiamo undici persone e il Comune intende fare un percorso per dargli una vera integrazione. Non è sufficiente dar loro un tetto, un letto, un bagno ma servono tutta una serie di attività collaterali: mediazione culturale, linguistica e preparare i ragazzi. Un aspetto di accompagnamento di queste persone per la regolarizzazione di tutte le necessità. E poi, in comune c’è un’altra struttura che ospita altre 22 persone. È giusto che ogni Comune faccia la sua parte».

LA RICHIESTA

«Non ne sento parlare, non vedo sussulti - ha spiegato ieri il prefetto -. Mi tocca suonare la carica, ma la sofferenza di questa difficoltà nella gestione la vedo limitata ai miei colleghi. Mi sembra assurdo di aver preso 30 brande che da più di un mese sono stoccate in un deposito del comune inutilizzate. Non è possibile che un intero territorio provinciale non trova un locale dove sistemarle». Parole esplicite, a queste l’inquilino di Palazzo dei Rettori aggiunge: «Invoco la partecipazione attiva. Avrei bisogno di un locale come la sala della prefettura, un ex capannone. Un locale in una scuola. Una palestra».

«HO PARLATO CON TUTTI»

Il prefetto fa sapere di aver convocato «riunioni settimanali, quindicinali. Il tavolo di coordinamento, il tavolo istituzionale, a volte tavoli d’emergenza. Ho scritto lettere a tutti i sindaci. Mi sono rivolto al presidente della Provincia, a tutti i 61 sindaci, mi sono rivolto all’Esercito italiano, sono stato a colloquio con il nuovo comandante del 7° Reggimento, ho parlato con la Croce rossa, con il presidente di Longaronefiere, con Confindustria, chiedendo: esiste un capannone in disuso?»

RICHIESTE ANCHE ALLA DIOCESI

«Non posso credere che non esista - ha aggiusto Savastano -. Ho parlato con la Diocesi, con il nostro vescovo, con la Caritas, coi frati di Mussoi, con gli enti del Terzo settore, ai sindaci ho detto: invochiamo la solidarietà anche di privati cittadini. Niente, non ci scodiamo da 393 posti letto. Non uno di più. Questo è quanto la provincia di Belluno sa offrire. Se non verranno offerte nuove disponibilità non saremo in grado di garantire un tetto dove ripararsi, né un piatto caldo. E poi non vorrò lamentele, che arrivano sempre dopo». Il prefetto vorrebbe che una delle associazioni citate «battesse un colpo» offrendo una struttura chiavi in mano, ovvero funzionale, con bagni e caldaia, mirando all’ex scuola di Orzes. 

Ultimo aggiornamento: 07:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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