Migranti, dopo il bando deserto il prefetto bussa alle porte delle coop: «Servono alloggi»

Venerdì 7 Aprile 2023 di Giovanni Santin
Salvataggio di migranti

BELLUNO - Le poche righe con cui il prefetto di Belluno Mariano Savastano ha accompagnato la notizia della pubblicazione dei due bandi per l'accoglienza dei migranti, dice molto di più di tante prese di posizione su quanto sia difficile la situazione in provincia di Belluno: «Mi appello alla sensibilità dei bellunesi affinché sia ampliata l'offerta di accoglienza in un momento così drammatico per la popolazione dell'Africa che cerca riparo in Europa. Mi auguro che operatori economici seri e affidabili vogliano mettere la propria esperienza e professionalità a disposizione delle Istituzioni chiamate a gestire il fenomeno migratorio così complesso ed oramai divenuto costante». Un appello alle cooperative affinché si facciano avanti e manifestino interesse per l'accoglienza dei migranti in provincia. Parole che arrivano dopo l'ultimo bando andato deserto e i problemi che ci sono stati con i sindaci per la gestione dei migranti. Al momento la situazione è questa: in provincia ci sono 181 profughi, la Dumia ne ospita 60, Integra 84 e ai comuni ne sono stati assegnati 37.

I PRIVATI
E se l'appello del prefetto è per le cooperative, vale sempre il fatto che anche i privati cittadini possono fari avanti e ospitare un migrante, accogliendo le persone in carico ai comuni. Il sindaco di Belluno Oscar De Pellegrin allarga ancora di più l'appello: «Accoglienza significa mettere in piedi un sistema sinergico in grado di dare risposte complesse e strutturate, finalizzate a reperire spazi e metterli a disposizione con servizi per l'integrazione e questo va costruito con la collaborazione di diversi soggetti.

Lancio quindi l'appello ai privati proprietari di immobili affinché possano metterli a disposizione dell'accoglienza all'interno di progetti gestiti dalla Prefettura. Per noi le possibili soluzioni sono due, entrambe passano per la necessità di fare rete tra Prefettura, Comuni e privati con tavoli di confronto per cercare vie percorribili da tutte le amministrazioni del territorio. La gestione potrebbe infatti passare per una convenzione semplificata tra i Comuni e la Prefettura o attraverso l'affidamento alle cooperative nell'ambito dei Cas (Centri accoglienza straordinaria) di spazi messi a disposizione da privati e non solo».

I BANDI
Due gli avvisi pubblici pubblicati anche sul sito della Prefettura, inerenti la ricerca di nuovi alloggi  per poter ospitare migranti tramite l'affidamento dei servizi di gestione: il primo interessa Centri collettivi di accoglienza con capacità ricettiva massima di 50 posti, il secondo Centri di accoglienza costituiti da singole unità abitative. E la cifra che si legge per migrante al giorno è di 29 euro.

LE PERPLESSITÀ
Da Feltre Manuel Noal, presidente della Cooperativa e direttore di Comunità Dumia, analizza la situazione, precisando peraltro che non ha ancora preso visione dei nuovi bandi: «Innanzitutto non so perché si continui a parlare di una quota giornaliera di 31 euro, perché in realtà è inferiore ai 28 euro. Da dove nasce questo errore? Non lo so». Poi Noal precisa: «Il problema, per le strutture come la nostra che sono in grado di ospitare numeri abbastanza alti, non sono i soldi, ma come è strutturato il bando. Esso infatti prevede moduli da 50 persone. E per esso chi accoglie i migranti deve fornire una serie di servizi, oltre al vitto e all'alloggio, molto impegnativi per i piccoli numeri, ma economicamente sostenibili se le persone accolte sono abbastanza numerose. Per i Comuni invece, dove i migranti arrivano nel numero di 2-3, i soldi risultano certamente insufficienti». E anche per le cooperative che devono assumere operatori, mediatori culturali, informatori legali ci sono difficoltà perché si prevedono moduli da 50, o 100 o 150 persone, con conseguente personale nessuna via di mezzo. «Ma se i soldi sono sufficienti, l'altro grande meccanismo che impedisce un certo tipo di accoglienza, è l'impatto sulle procedure di rendicontazione che comportano la necessita di avere un ufficio amministrativo molto capace. Correttamente la Prefettura chiede precisione, ma per le piccole cooperative si tratta di un carico di lavoro impossibile», conclude Noal.
 

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