I lupi sbranano un'asina. Il sindaco: «Se mangiassero l'uva del prosecco la politica avrebbe già risolto il problema»

Sabato 8 Luglio 2023 di Giovanni Santin
Il provocatorio post di Gianluca Dal Borgo, sindaco di Chies d’Alpago

CHIES D’ALPAGO - «Se i lupi mangiassero l’uva con cui i trevisani fanno il prosecco, il problema sarebbe già risolto. Invece mangiano e dilaniano le pecore dei Pagòt (sic) e la questione non interessa a nessuno». Di fronte all’ennesimo attacco del lupo nel territorio del suo Comune, Gianluca Dal Borgo, sindaco di Chies d’Alpago, è, verbalmente parlando, una furia.

Nella notte fra mercoledì e giovedì il lupo ha attaccato in località San Martino un piccolo allevamento di sette asini, dilaniando il corpo di Elvis, questo il nome dell’animale che il proprietario, Luca Barattin, ha ritrovato al mattino. Nella giornata di giovedì, Barattin, che a San Martino aveva acquistato una piccola casera per farne, in collaborazione con un gruppo di amici che sta terminando un apposito corso al Centro Consorzi, un luogo di terapia assistita tramite gli animali, ha trasportato i sei asini superstiti a Puos. Poi ieri mattina ha esposto un cartello nei pressi della baita: “Vendesi a causa del lupo”. Giovedì Luca aveva provato anche a spostare la carcassa dell’asino, ma non ce l’ha fatta, tanto era il peso dei resti, stimato in circa 80 chilogrammi. Impresa invece riuscita nella notte fra giovedì e venerdì al lupo o ai lupi che sono tornati sul luogo visitato la notte precedente. Una riprova che l’allevatore aveva fatto bene a spostare i sei sopravvissuti. Un altro cartello era comparso nei giorni scorsi al confine fra Chies e il territorio di Pieve (Alpago). Esso, realizzato con cura e con tutta l’intenzione di non essere provvisorio, testimonia e denuncia quello che sta accadendo nella conca: «Qui prima pascolavano le pecore, ora pascolano i lupi». Luca non parla, ed è il sindaco Dal Borgo a farsi interprete della sua rabbia e di quella di altri suoi compaesani. 

IL SINDACO
«Anche questa volta ho pubblicato le foto di quanto accaduto – dice – ma di fronte ad una situazione che tutti conoscono, la politica se ne sta in silenzio, è muta. Ed è un silenzio assordante. Se tutto ciò stesse accadendo altrove, il problema sarebbe già stato affrontato e risolto. Invece accade qui, in montagna». Non è una frase fatta dire che il primo cittadino è un fiume in piena: «Oltre 650 pecore predate in quattro anni nella conca dell’Alpago. E nessuna parola di cordoglio al territorio di fronte a questa strage. Complimenti a chi è riuscito a trasformare il predatore da animale dannoso, come accadeva circa 100 anni fa, ad animale sacro. Abbiamo i nuovi idolatri della bestia più forte». Il primo cittadino aggiunge: «In pianura c’è una rappresentazione ideale, ma poco veritiera, della montagna. Ma la conoscenza vera della realtà ce l’hanno i montanari. Invece non si ascoltano né i nativi né gli abitanti. La scienza è più avanti della politica e dice sì che dobbiamo garantire le diverse specie, ma anche gestirle. Questo, tuttavia, qui da noi non accade. Al contrario, alla politica niente interessa di quello che accade qui, perché dal punto di vista elettorale contiamo poco, visto che i voti vengono raccolti nelle città». E tuttavia la strada che stanno tentando di percorrere gli amministratori dell’Alpago è proprio quella della politica. Di fronte al silenzio di altre istituzioni, i sindaci dei tre Comuni della conca – Alpago, Chies e Tambre – insieme ai rappresentanti delle Regole presenti nel territorio, i giorni scorsi sono stati a Malè, in Trentino, e lì hanno incontrato sindaci e amministratori locali che a loro volta debbono difendersi, non dal lupo ma dall’orso. «Redigeremo un protocollo fra valli alpine che oltre alla nostra zona coinvolga per esempio la Val Chiavenna e la Val di Sole. In quest’ultima, per esempio, stanno vivendo un nuovo lockdown ed il nemico da cui difendersi non è il covid, ma l’orso».
 

Ultimo aggiornamento: 14:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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