Palazzina in fiamme: nessun ferito, completamente distrutto il laboratorio della Dolomavy

Lunedì 20 Febbraio 2023 di Olivia Bonetti
Incendio a Borgo Valbelluna

BORGO VALBELLUNA - La Dolomavy dei fratelli Dolo, ovvero Delfino e Mavi, non esiste più.

La storica azienda che produceva piccoli elettrodomestici, in via Corte, 5, in comune di Borgo Valbelluna è stata distrutta dalle fiamme che ieri hanno devastato l'edificio dove aveva sede e l'adiacente residenza di tre piani dei fratelli. Fortunatamente non c'era nessuno presente al momento del rogo e quindi non ci sono state persone coinvolte o feriti. Ma il bilancio dei danni non è quantificabile: è fatto di materiale, macchinari, ma anche vite rovinate. Quelle dei titolari che ora sono senza azienda e casa, ma anche quelle dei tre storici operai. Tra questi Marco Scarton che lavora lì da 30 anni: «Non c'è più niente - dice ancora provato - le strutture dell'azienda tutto quello che era. Bisogna ricominciare da zero e di questi tempi non so se sarà possibile». Ieri in serata i pompieri, che erano arrivati in forze con 7 mezzi, stavano ancora operando. I focolai stavano dando del filo da torcere. Intanto è ancora presto per capire quali siano le cause: tra le ipotesi un cortocircuito nella zona del bagno dove c'è boiler dell'acqua calda.

L'ALLARME
Erano le 12.45 di ieri quando è scattato l'allarme per il fuoco. Prima un vicino, che ha visto le fiamme e ha chiamato i vigili del fuoco, poi anche l'operaio Marco Scarton. «Eravamo usciti a pranzo verso le 12.10 - racconta -: io mangio a 200 metri dalla sede dell'azienda. Il fumo era altissimo e sono accorso subito. Ho chiamato immediatamente anche il signor Dolo». Giunti sul posto non hanno potuto fare altro che attendere i pompieri. «Era impossibile fare qualcosa - dice Scarton - avremmo rischiato la vita».

L'INTERVENTO
In via Corte è arrivato subito un vero esercito di vigili del fuoco accorsi da Feltre, Belluno con personale volontario feltrino con un'autopompa, tre autobotti, due autoscale e 16 operatori, coordinati dal funzionario di guardia. Hanno iniziato lo spegnimento del rogo, che però era già generalizzato. I pompieri sono riusciti a circoscrivere e spegnere l'incendio, ma non a salvare la piccola azienda produttrice di ferri da stiro e l'attigua abitazione di tre piani con il tetto in legno bruciato. Intervenuti anche i carabinieri. «Le cause dell'incendio sono al vaglio dei tecnici dell'ufficio di polizia giudiziaria dei vigili del fuoco del comando», dicevano ieri i vigili del fuoco che stavano ancora operando.

LA VICINANZA
Intervenuto subito dopo il rogo anche il sindaco Stefano Cesa, che con il Comune e l'assessore Simone Deola stanno facendo il possibile per stare vicino alla famiglia colpita, che non ha più una casa, e agli operai, che non hanno più un lavoro. «Vedremo nei prossimi giorni cosa possiamo concretamente fare - spiegava ieri il primo cittadino -. Oggi l'Ufficio Assistenza Sociale, Politiche per giovani e famiglia ha fornito al nucleo famigliare la prima assistenza di emergenza e nei prossimi giorni cerchiamo di dargli il supporto con un appartamento comunale di emergenza abitativa». Scarton, con famiglia, ora senza lavoro guarda comunque avanti: «Sono volenteroso e ho buone capacità, cercherò qualcosa. Di sicuro non vado in cerca del reddito di cittadinanza».
 

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Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 11:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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