Col coltellino in Tribunale: boom di indagati. Il procuratore: «Va contrastato il fenomeno»

Sabato 5 Giugno 2021 di Federica Fant
Tentano di entrare con coltellini in tribunale: boom di indagati
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BELLUNO - Una forbicina da unghie in borsetta, un cacciavite multifunzione, un cavatappi con lama colloidale, il più piccolo dei coltellini svizzeri sono vietati da trasportare con sé. Molti però pensano che una lametta nel beauty case all’interno della borsetta non sia un’arma e probabilmente neanche l’elettricista pensa di commettere un reato se dimentica un mini cacciavite in tasca. Se ne sono accorte le molte persone che, una volta fatto suonare il metal detector del Palazzo di Giustizia di Belluno, se li sono visti prima sequestrare. È un vero e proprio boom di indagati, che magari per lavoro viaggiano con quelle “armi” vietate. In questi giorni stanno ricevendo l’avviso di chiusura d’indagine per il reato riferibile all’articolo 4 (comma secondo) della legge 110 del 1975, niente poco di meno che quella che prescrive le “Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi”.

IL REATO Se all’aeroporto i vigilantes non fanno altro che gettare lamette, forbicine e coltellini all’interno del contenitore trasparente posto prima del passaggio del metal detector, nei tribunali coloro che varcano la porta con questi strumenti nella maggior parte dei casi finiscono sotto inchiesta. Devono scegliersi un avvocato, definire la loro situazione e alla fine affrontare un processo. Ed è quello che sta succedendo a molti bellunesi, che ora vanno verso il giudizio. Rischiano l’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 1.000 euro a 10.000 euro. Ma nei casi di lieve entità, riferibili al porto dei soli oggetti atti ad offendere, può essere irrogata la sola pena dell’ammenda.

IL PROCURATORE Il procuratore di Belluno, Paolo Luca parla di «gente un po’ distratta, ma che evidentemente gira con questi oggetti nelle tasche a cui segue il procedimento». Abbiamo domandato come mai in aeroporto si agisce in modo differente e la risposta è stata laconica: «In tribunale si agisce secondo legge. Anche delle forbicine, se piantate nella carotide di qualcuno, feriscono», afferma Luca. E i casi, a Belluno sono veramente tanti: «Oggi due – ha fatto notare ieri il procuratore - , l’altro giorno tre. Va contrastato il fenomeno, ho fatto un provvedimento per far fronte alla situazione. Quando gli addetti alla sicurezza all’ingresso trovano qualcuno che detiene oggetti di questo tipo deve chiamare la polizia giudiziaria che istruisce il procedimento. Poi ogni caso specifico passerà il vaglio del sostituto procuratore e saranno valutate. Il luogo esige la massima attenzione e la massima cautela. Questa è prevenzione». Il procuratore aggiunge: «C’è anche un cartello, un pleonasmo perché le persone dovrebbero saperlo».

LA PRESIDENTE La presidente del Tribunale, Antonella Coniglio, interpellata, fa sapere di essere «stata informata dal mio personale di custodia del tentativo di ingresso di strumenti atti ad offendere da parte di utenti vari e del loro successivo sequestro ad opera della polizia giudiziaria». «Il cartello è collocato sulla porta del tribunale - ricorda -, ma preciso che gli oggetti atti ad offendere come coltelli di vario tipo non possono essere comunque portati in luogo pubblico e non soltanto introdotti in Tribunale. La legge prevede che ci sia un giustificato motivo per portare fuori dall’abitazione tali oggetti ed è evidente che manca comunque dentro il tribunale un giustificato motivo per condurre con sé tali oggetti». Federica Fant © RIPRODUZIONE RISERVATA

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