Il cinema Italia rinato sulle rovine di una chiesa trecentesca: il Fai riscopre la sua storia

Mercoledì 12 Maggio 2021 di Giovanni Santin
Il titolare del cinema Italia Manuele Sangalli

BELLUNO - La chiesa trecentesca che si ergeva nell’attuale via Garibaldi dove ora sorge il Cinema Italia era stata ritratta da Domenico Falce nella pianta prospettica di Belluno datata 1690 ed è esposta al Museo Civico Fulcis. Anche di questo si è parlato ieri sera nel corso dell’incontro on line che il Fai Giovani, presieduto da Valentina Bortot, ha dedicato al Cinema Italia e che ha organizzato per far conoscere un pezzo di storia della città.

LA RICOSTRUZIONE
Dopo una breve introduzione della stessa Bortot, a guidare quanti si sono connessi per seguire l’evento è stato Manuele Sangalli, attuale titolare del cinema, che ha ricordato alcune tappe della sala cinema. A partire da quando il bisnonno, cavalier Luigi Zanasi, nel 1921 affidò l’incarico all’architetto Renato Alfarè di realizzare la struttura. Ed essa passando prima nelle mani della figlia Elena e del marito Giuseppe Sangalli, poi in quelle del loro figlio Giorgio scomparso quattro anni or sono, è ora gestita in prima persona dal figlio Manuele. Quest’ultimo ha accolto i visitatori virtuali alla scoperta della capiente sala che può contenere oltre 300 persone, sino alla vecchia sala di proiezione dove ancora si trova un proiettore del 1965, attivo sino a dieci anni or sono, e poi anche a scoprire la cabina che ospita il nuovo proiettore.

Sangalli ha un rapporto particolare con il cinema a Belluno. Manuele ha infatti ricordato che, fatta eccezione per il cinema Edison, la famiglia Sangalli ha avuto in qualche modo rapporto, anche gestendo, tutti gli altri presenti storicamente in città: dall’Olimpia che si trovava in via Caffi, vicino a dove ora si trova la libreria Tarantola, a quello ospitato dal teatro Comunale, sino al Dolomiti che sorgeva dove ora c’è il tribunale. 


I LEGAMI
Anche per questi legami sono apparse via via più chiare le ragioni della scelta del Fai, cioè di raccontare la storia di un cinema che ha intrecciato la storia della città sin dal Medioevo. La chiesa trecentesca fu soppressa nelle sue funzioni da Napoleone: abbandonata per un secolo, fu infine fatta abbattere all’inizio del Novecento. E la destinazione religiosa dell’area è documentata anche dalla presenza del vicino convento delle Clarisse, ora sede dell’Istituto Catullo. Manuele Sangalli ha poi parlato delle scelte del proprio cinema, portando le ragioni a favore di una proiezione collettiva, rispetto ad una domestica: «I film sono dappertutto – ha detto – ma i cinema sono al cinema. Dal 1900 il cinema ha passato due guerre mondiali, due pandemie, l’avvento delle videocassette e dei Dvd, la pay tv, internet e le piattaforme; compresa la pirateria. Chi non vuole partecipare ad un evento dal vero?». La strada che il Cinema Italia percorrerà da qui in avanti è già tracciata da tempo: «Abbiamo attivato la piattaforma per i film e forse ce ne sarà un’altra, poi prevederemo incontri con autore anche on line. La nostra linea è stata scelta anni fa ed è quella del cinema d’autore che per certi versi, all’inizio, è stata anche derisa. Ma al momento le uniche sale che hanno riaperto sono quelle indipendenti e con cinema di qualità. A noi piace raccontare storie, andiamo ai festival, cerchiamo i registi, parliamo con loro e quando è possibile portiamo a Belluno anche i registi». È questa solo l’ultima delle proposte “virtuali” messi in campo dal locale Fai (Fondo ambiente italiano) guidato dall’architetto Adriano Barcelloni Corte e dal Fai Giovani con la stessa Bortot. Che hanno guidato, per esempio, i i bellunesi alla riscoperta della filiera del legname: dal cidolo di Perarolo, al Museo degli Zattieri sino al porto di Borgo Piave.

Ultimo aggiornamento: 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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