Case di riposo: dopo il caso Belluno altre rsa pronte a sospendere operatori no-vax

Giovedì 25 Marzo 2021 di Alda Vanzan
Anziani in casa di riposo
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VENEZIA - «È la grande vittoria del popolo sanitario vaccinato». Così Roberto Volpe, presidente di Uripa, l'Unione regionale delle istituzioni per anziani, commenta l'ordinanza del tribunale di Belluno che ha ritenuto giusta la decisione di due case di riposo di mettere in ferie dieci operatori sociosanitari (Oss) che avevano rifiutato di farsi la vaccinazione. Ferie che sono già terminate, tanto che i dieci non vaccinati sono tornati regolarmente al lavoro, ma che adesso potrebbero tramutarsi in aspettativa non retribuita. L'ultima chiamata è per oggi: «Abbiamo ottenuto dall'Ulss la possibilità di un'altra sessione vaccinale», dice l'amministratore unico della Ser.S.A., l'ingegner Paolo Santesso. E se i dipendenti rifiutassero ancora il siero? A quel punto, essendo risultati inidonei, manterrebbero sì il posto, ma non potrebbero più lavorare: per loro scatterebbe l'aspettativa non retribuita. Una strada che ora potrebbe essere seguita anche dalle altre Rsa venete visto che il 20% degli operatori non è vaccinato.
L'ITER

Prima del pronunciamento del giudice, spiega l'ingegner Santesso, il medico del lavoro della casa di riposo aveva aggiornato il protocollo sanitario inserendo la vaccinazione anti-Covid per chi opera a contatto con gli anziani ospiti. L'iter prevede che con un nuovo o aggiornato protocollo sanitario ci sia una valutazione di idoneità dei lavoratori con la chiamata in visita. In pratica, i dipendenti dovevano trasmettere il certificato vaccinale al medico competente. E il medico ha iniziato a emettere i primi giudizi. Con verdetti inevitabili: senza vaccinazione non c'è l'idoneità al lavoro. E se non si è idonei, o si va a lavorare in una sezione della Rsa che eviti il contatto con gli ospiti oppure si finisce in aspettativa non retribuita. A casa senza stipendio. Ed è quanto si profila per i dieci messi in ferie e ora tornati al lavoro, a meno che oggi non decidano di farsi vaccinare.
LE REAZIONI

Per le case di riposo, ha detto il presidente dell'Uripa in una lettera ai soci e alla Regione, si è «dinanzi a una sentenza importante che speriamo responsabilizzi in particolare il personale sanitario e socio sanitario, su un tema delicatissimo rispetto al quale non sono possibili reticenze rispetto a decise prese di posizione a tutela, prima di tutto, dei nostri ospiti la cui fragilità è ben nota».
Sul tema è intervenuto anche il presidente della Regione, Luca Zaia: «Ritengo che il vaccino sia volontario, e questa deve essere una prerogativa di civiltà, ma non si può essere obiettore di coscienza e non voler toccare le armi, e pretendere di andare a fare la guardia giurata. Chi vuole lavorare nelle Rsa sa che c'è questo problema. Credo che il giudice abbia saputo sapientemente cristallizzare la situazione delle case di riposo. Se noi abbiamo in Veneto 30mila ospiti nelle Rsa, che non escono da lì, non vanno al bar, non vanno a fare assembramenti, come si ammalano? C'è qualcuno che porta dentro il virus o no? Allora vuol dire che dobbiamo investire sulla sicurezza del personale. All'inizio queste vaccinazioni sono state rallentate perché c'era molta più ritrosia e sospetto rispetto alle somministrazioni, dovuto anche dal fatto che c'erano dai dubbi sollevati anche dal mondo scientifico, però ora bisogna farle. I dati ci danno ragione: su 3.500 contagiati lo scorso ottobre tra i 30mila ospiti, oggi sono forse un centinaio».
LA STANZA DEGLI ABBRACCI

Quanto alle visite agli anziani da parte dei parenti, il presidente di Uripa ha ricordato che le decisioni sono in capo alle direzioni sanitarie delle Rsa. Dpcm del 2 marzo, articolo 11, comma 6: L'accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza (....) è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione. Lo speaker dell'opposizione in consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, ha però chiesto alla Regione di dare «un'interpretazione più permissiva alle visite di un solo parente agli ospiti delle 355 strutture residenziali per anziani venete, con tutte le precauzioni del caso». Ma l'Uripa di Roberto Volpe, in una lettera ai consiglieri e agli assessori regionali, ha contestato la proposta «auspicando il senso di responsabilità di ciascuno nel momento in cui si esprimono pubblicamente opinioni sulla oggettiva problematica degli accessi dei familiari alle strutture per persone anziane».
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Ultimo aggiornamento: 09:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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