Operatori socio sanitari no vax nelle case di riposo, il giudice: giusto "allontanarli" dal lavoro

Martedì 23 Marzo 2021
Operatori socio sanitari no vax nelle case di riposo, la sentenza: giusto allontanarli dal lavoro
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BELLUNO - «Ritenuto che è ormai notoria l'efficacia del vaccino, rilevato che è incontestato che i ricorrenti sono impiegati in mansioni a contatto con persone che accedono al loro luogo di lavoro e che è evidente il rischio di essere contagiati, ritenuto che la permanenza degli stessi comporterebbe per il datore di lavoro la violazione dell'obbligo all'articolo 2087 del Codice Civile». Con queste motivazioni il giudice del lavoro Anna Travia ha rigettato il ricorso con cui 10 oss, contrari al vaccino anti-covid, avevano trascinato in tribunale le rsa in cui lavorano.

Otto di loro sono dipendenti della Gaggia Lante-Sersa di Belluno, due di Sedico Servizi. Erano assistiti tutti dall'avvocato Andrea Colle. Mentre le rsa si erano rivolte al legale Innocenzo Megali. È una sentenza che farà scuola. L'unica in Veneto e tra le prime in Italia.

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LA CONSULENZA

Ma, soprattutto, metterà un punto fermo su un tema delicato e quanto mai attuale, ossia gli operatori socio-sanitari che non vogliono vaccinarsi. Il ricorso, partito quando gli oss sono stati messi in ferie, verteva su due punti. È corretto che il datore di lavoro allontani i propri dipendenti? L'avvocato Colle ha parlato di «lettere intimidatorie», inviate dalle rsa agli oss, e di una violazione del Principio di Norimberga (riguardante la sperimentazione sull'uomo). Il vaccino Pfizer «è stato approvato da Ema con riserva», ha detto, e «non può essere somministrato alle donne in gravidanza e in fase di allattamento». Punti che l'infermiere legale Luigi Pais dei Mori, chiamato per una consulenza tecnica, ha smontato uno ad uno portando in aula gran parte della letteratura e delle evidenze scientifiche emerse fino a oggi. Le quali remano nella stessa direzione: «il vaccino è stato sviluppato, verificato e approvato dagli Enti regolatori nazionali e internazionali secondo rigorosi standard scientifici»; inoltre «è dimostrato essere sicuro nella prevenzioni delle peggiori complicanze della covid-19 e con scarsi effetti collaterali».


QUESTIONE DEONTOLOGICA

Da ultimo è stata citata la Carta di Pisa. Siccome l'operatore sanitario deve prendersi cura delle persone più fragili «è deontologicamente e moralmente inaccettabile che possa egli stesso diventare fonte di contagio di malattie prevenibili con vaccini». Quindi, qualora l'informazione non basti, «si rende legittimo mettere in atto strumenti coercitivi che obblighino l'operatore sanitario, che volesse continuare ad assistere i pazienti, a vaccinarsi». Il giudice ha seguito questa linea. Spiegando che è ormai nota l'efficacia del vaccino e il calo drastico dei decessi provocati dal virus nelle categorie delle persone vaccinate. E sottolineando che la permanenza degli oss no-vax in struttura comporterebbe per il datore di lavoro la violazione dell'articolo 2087 del Codice civile che gli impone di adottare tutte le misure necessarie per tutelare l'integrità fisica dei suoi dipendenti. Di conseguenza le ferie imposte dal datore di lavoro sono lecite, anzi consigliate, anzi obbligatorie.


SEGNALE INCORAGGIANTE

Pena la violazione del Codice civile. «È un segnale che ci incoraggia nel perseguire il nostro obiettivo di ottenere una completa copertura vaccinale per i residenti e tutto il personale di assistenza ha commentato Paolo Santesso, amministratore unico Sersa Ovviamente non sminuisce per nulla l'esigenza che la Regione o lo Stato intervengano su questa delicatissima materia chiarendo la portata dell'obbligo vaccinale, cercando di legarla a una ragione di salute pubblica e non solo alla sicurezza dei singoli lavoratori». Terminate le ferie degli oss, sarà il medico competente a decidere cosa ne sarà di loro. Ma, d'ora in avanti, le rsa avranno una sentenza del giudice del lavoro a cui appoggiarsi. Davide Piol

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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