Ladri scoperti grazie a un gps nascosto sotto l'auto e accusati di 70 furti in casa: maxi condanna

Mercoledì 14 Aprile 2021 di Davide Piol
Taulant Leka e Mirsad Arci
10

BELLUNO - Maxi condanna per la banda di albanesi che secondo la pubblica accusa era responsabile di oltre 70 furti in abitazione nel Bellunese. Taulant Leka, di 32 anni, difeso dagli avvocati Alessandro Canale e Guido Galletti, è stato condannato a 5 anni e mezzo di reclusione. Mirsad Arci, di 33, avvocato Luciano Perco, a 3 anni e 9 mesi di carcere. Pena a cui però va aggiunta quella in primo grado al Tribunale di Pordenone, pari a 4 anni e 4 mesi, per alcuni furti in abitazione fuori provincia su cui il giudice di Belluno non ha ravvisato la continuazione. Infine Edmir Sadiku, di 44 anni, assistito dall’avvocato Pasquale Crea ed espulso prima che cominciasse il processo.

Il giudice ha letto la sentenza di non doversi procedere nei suoi confronti. 

I COLPI


Nel diversi capi d’imputazione c’erano oltre 70 furti in abitazione ma non tutti sono stati ricondotti ai tre imputati. Il giudice li ha condannati per alcuni, circa una decina, e assolti per gli altri. C’è stata anche la riqualificazione, di alcuni furti, in ricettazione. Ad ogni modo, la tattica della banda di albanesi era sempre la stessa. Raggiungevano il Bellunese, rubavano nelle case e poi tornavano a Paese, nel Trevigiano, dove lavoravano l’oro da rivendere. Taulant Leka, insospettabile imprenditore trevigiano, insieme a Edmir Sadiku e Mirsad Arci, senza fissa dimora, furono incastrati all’inizio per 47 furti tra Belluno, Santa Giustina, Sedico, Limana, Ponte, Alpago, e persino Agordo. Ma poi l’elenco aumentò fino ad arrivare a oltre 70 furti in abitazione (una cinquantina in provincia). Avrebbero agito a cominciare da lunedì 12 marzo 2018, quando andarono in una casa a Sedico. Il 17 ottobre 2018 passano 4 case tra Belluno (via Fratelli Rosselli e via Mares) e Santa Giustina. Sabato 20 ottobre in via Pietriboni a Belluno nell’appartamento di una vedova. E ancora nella Valbelluna il 27 e 28 e 31 ottobre. In Alpago il 2 e 14 novembre. In Valbelluna il 5 novembre, tra Sedico e Agordo il 7 e il 12 novembre. E ancora raid a novembre fino a quando vennero fermati. Il tesoro ritrovato nella “fabbrica” dei furti, la villa di via Toti a Castagnole di Paese, era infatti stato fotografato, catalogato e messo online dalla questura di Belluno, a caccia dei proprietari. Fedi nuziali, anelli con brillanti, tre “Trilogy”, Rolex, bracciali catenine, persino videogiochi e una Playstation: c’erano le storie di intere famiglie negli oggetti recuperati dagli agenti della squadra Mobile. Molti dei derubati riconobbero la refurtiva e questo permise, tramite un lavoro certosino della polizia, di ricostruire gli altri colpi. 

LA TECNICA


La banda di albanesi partiva al tramonto da Paese e si dirigeva a Belluno. Taulant Leka rimaneva di guardia nella sua auto, una Volkswagen Passat, mentre i due connazionali, Edmir Sadiku e Mirsad Arci, scendevano a fare i colpi e poi tornavano indietro con il bottino. Tutto in un’ora e 15. Poi di nuovo a casa, in una villa a Paese, dove l’oro rubato veniva “lavorato”. Dalla targa della Passat sospetta si scoprì l’intestatario e, grazie alla successiva installazione di un dispositivo gps sotto l’auto, gli investigatori monitorarono gli spostamenti dei malviventi. 

IL BLITZ


Il blitz scattò il 23 novembre 2018, grazie alla collaborazione tra i poliziotti della Squadra Mobile e i carabinieri dell’Arma. La Passat con a bordo la banda di ladri fu bloccata sul ponte di Busche. I 3 albanesi avevano appena commesso 5 furti in abitazione (uno a Santa Giustina e gli altri a Sedico) e furono trovati con gli zaini pieni di monili, fedi e collane. Il passo successivo, nelle indagini, fu quello di individuare la lussuosa villa nel Trevigiano, a Castagnole di Paese. E lì, a seguito di perquisizione, furono scoperti numerosi oggetti proventi dei colpi. Oltre a una sorta di laboratorio artigianale che serviva ai tre per separare gli ori e gli argenti dalle pietre preziose. Il pm aveva chiesto una condanna a 3 anni e 9 mesi di carcere per Leka, a 2 anni e 10 mesi per Arci, e non doversi procedere per Sadiku. Il giudice ha riconosciuto solo alcuni furti. Quelli per i quali, tra l’altro, c’era stata una confessione da parte degli imputati. Su altri episodi sono stati assolti. Su altri ancora, il reato di furto in abitazione è stato riqualificato in ricettazione. Ma il giudice si è spinto ben oltre le richieste del pubblico ministero: 5 anni e mezzo di carcere per Leka, 3 anni e 9 mesi per Arci. «Faremo sicuramente appello – ha commentato l’avvocato Guido Galletti – Le nostre richieste, in fondo, sono state accolte. Quindi si potrà limare ben poco». 

Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 16:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci