Metanfetamine nel sangue dopo l'incidente: «Drogato al volante». L'inferno di un anziano malato di Parkinson

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Giovanni Longhi
Anziano vittima di un'ingiustizia

ALPAGO - Un banale incidente, una precedenza non rispettata, auto ammaccate, un piccolo spavento, qualche botta, ma nulla di serio. I rilievi vengono eseguiti dai carabinieri che in quel frangente non dispongono dell'etilometro e i due automobilisti vengono inviati ad andare in ospedale per essere sottoposti ai prelievi ematici per verificare la presenza di tracce di alcol o droghe nel sangue. Sorpresa: in quello di P. F., il 66enne di Alpago che era al volante della Punto, una delle due auto coinvolte, vengono trovati residui di metanfetamine, sostanza stimolante molto potente che causa alterazione dell'umore, incremento dell'attività fisica e dell'attenzione, euforia; è contenuta negli stupefacenti. Mettersi alla guida sotto effetto di tale sostanza costituisce reato e l'esito del prelievo non lascia scampo all'uomo: auto sequestrata, patente sospesa dal Prefetto, per 13 mesi, processo.

L'ODISSEA
Siamo in Alpago nell'ottobre 2021. P. F. cerca di spiegare le proprie ragioni: non ha mai fatto uso di droghe, le metanfetamine sono contenute nello jumex, un farmaco che sta assumendo e che gli ha prescritto il medico per limitare gli effetti del morbo di Parkinson che lo affligge da tempo, ma che non incide sulle capacità di guidare un veicolo.

Tutto inutile, P. F. sembra entrato in un gorgo tra il kafkiano e il dantesco. Non c'è nulla da fare: ormai la macchina della giustizia è avviata, fermarla è un'impresa. Ci riesce l'avvocato Valentina Mazzucco alla quale si rivolge per far valere le proprie ragioni. Il primo passaggio riguarda la restituzione della patente di guida: il 17 maggio 2022 il giudice di pace accoglie il ricorso presentato il 3 febbraio, con tutta la documentazione clinica comprovante l'uso del farmaco e il documento di guida viene restituito. Restano l'indisponibilità della Punto sequestrata e il processo per guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. L'avvocato, con la documentazione medica del suo assistito e quella della commissione patenti che certifica la somministrazione di quel farmaco a P. F., chiede l'archiviazione del caso. Il pubblico ministero Simone Marcon chiede tuttavia un supplemento di indagini al laboratorio di Padova e solo dopo questo ulteriore passaggio, nel novembre scorso, un anno dopo l'incidente, la giustizia chiude definitamente i suoi conti con il 66enne con l'archiviazione.

LO SFOGO
«Mio padre esce a testa alta da un calvario durato 12 mesi -spiega la figlia- con la beffa di dover saldare il conto con l'avvocato, qualche migliaio di euro e la sensazione di aver subito il trattamento che si riserva ai delinquenti, senza contare le conseguenze, anche sul piano psicologico che questa vicenda ha procurato in un uomo già provato da una malattia così devastante». Dura lex, sed lex.

 

Ultimo aggiornamento: 14:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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