Acc, stipendio-beffa di 20 euro: versato solo il 2%, «Non ci copriamo neanche la benzina»

Giovedì 21 Ottobre 2021 di Olivia Bonetti
Crisi sempre più profonda in Acc: pagato solo il 2% dello stipendio

BORGO VALBELLUNA - Stipendio di un mese di lavoro accreditato in banca: 21 euro. Una beffa quella che hanno vissuto in queste ore i dipendenti di Acc, ormai allo stremo. C’è chi ha preso anche meno, scendendo sotto i 10 euro. Il 14 ottobre i lavoratori dell’azienda di Mel hanno ricevuto le spettanze dei giorni effettuati nel mese di settembre: ma è stato pagato solo il 2% di quanto era invece riportato nello statino. La busta paga riporta comunque la cifra totale, perché altrimenti con le tasse sarebbe andato in negativo, ma in banca sono arrivati solo pochi euro. Certo da tempo è noto che manca liquidità e che la crisi non trova soluzione. Il grido d’allarme del commissario Castro, «Le banche non danno prestiti», era tuonato forte e chiaro. Ma quanto accaduto questo mese, come dicono molti operai che stanno resistendo da tempo con coraggio, «sta rasentando il ridicolo». «Siamo stufi di dover lavorare a debito per delle cifre, con le quali non ci paghiamo neanche la benzina», si sfogano. Quello che si recrimina è che non si sia ancora attivato un piano sociale di ricollocazione, con tante aziende che cercano disperatamente personale.

LA “TRAPPOLA”
Mentre già diversi dipendenti hanno lasciato l’azienda, non ultimo anche un nome illustre, quello del direttore di stabilimento all’epoca Wanbao, Enrico Zanivan che era in Acc da oltre 15 anni, tanti non riescono a uscire da una sorta di “trappola”. «Ci sono parecchi di noi - racconta un lavoratore - che hanno la palla al piede perché non possono andarsene perché ci viene chiesto il preavviso come per legge o dobbiamo pagare la penale e l’azienda non ci viene incontro. Comprendiamo che fa comodo per la causa che restino più persone possibili, per riuscire a salvare la nostra Acc ma siamo tutti stufi. Se ci sono i giorni di cassa integrazione coperti dallo Stato siamo sicuri di prenderli, quando lavoriamo non sappiamo se ci sarà la copertura economica».

IL RICOLLOCAMENTO
«Serve un piano di ricollocamento: non potete tenerci legati, perché così noi non viviamo più - concludono -.

E non possiamo arrivare all’ultimo momento e sentirci dire: non ce l’abbiamo fatta porteremo i libri in tribunale. Su base volontaria, dovreste agevolarci e chiedere chi se ne vuole andare: metterci in cassa integrazione a zero ore e darci la possibilità di cercare altro e ricominciare a vivere con dignità». 

Ultimo aggiornamento: 07:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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