Conservatori e disillusi, le aziende
del lusso studiano nuovi consumatori

Giovedì 16 Gennaio 2014 di Maria Latella
Conservatori e disillusi, le aziende del lusso studiano nuovi consumatori
Conservatori. Informati. Edonisti. Wannabe. Disillusi. Tutti i consumatori felici si somigliano, ma ogni cliente del lusso cliente a modo suo. Uno studio di Bain and Company presentato ieri a Milano li fotografa in sette diverse versioni e si capisce che essendo questi fortunati ben 330 milioni, sparsi tra Occidente e Oriente, le grandi aziende vogliano capire come tenerli avvinti ai loro abiti, borse, scarpe, orologi, gioielli. E rossetti.



Erano novanta milioni nel 1995 e nel 2020 diventeranno quattrocento milioni, i clienti di piccoli e grandi prodotti di lusso, ma nel frattempo, nel 2020, i loro identikit saranno già cambiati perché i "conservative", per esempio, collocati per lo più tra i baby boomers europei e americani invecchiando ridurranno i consumi, sostituiti dalla Generazione X (quelli che oggi hanno poco più di 40 anni) e poi dalla Y, dalla Z in un divenire che già oggi segnala l'affacciarsi di nuovi ricchi più nuovi dei cinesi: i nigeriani, per esempio, o gli angolani e i marocchini. Rivela Francesco Trapani del gruppo Lvmh: «Nei negozi dei nostri aeroporti operiamo già la rotazione dei commessi. A seconda dei flussi di arrivo».



Una rotazione dettata dai consumi: commessi cinesi al mattino, russi nel pomeriggio. Del Medio Oriente la sera...

A quali delle sette categorie enunciate dalla ricerca presentata da Claudia D'Arpizio, director di Bain, si ispira la moda uomo di queste giornate milanesi? Un po'a tutte.



LE SCOMMESSE

Cosi si potrebbe immaginare che le giacche proposte da Giorgio Armani, monopetto, doppiopetto, con la manica raglan che rende piacevole infilarla, piacciano agli "investor" giovani o quarantenni che vogliono investire in un capo durevole nel tempo ma anche agli "onnivori" (molto rappresentati in Cina), categoria tra i 30 e i 40 che ama spendere per beni di lusso. Armani ha escluso dal look 2014 la cravatta: «Mi faceva molto imprenditore rampante» dice. O finanziere cinico, aggiungerei dopo aver visto Fabrizio Gifuni nel bellissimo "Il capitale umano" di Paolo Virzì. Uno spietato che cade sempre in piedi e perciò sorride mentre Valeria Bruni Tedeschi, la moglie, gli dice: «Avete scommesso sulla rovina di questo Paese e avete vinto».



Il made in Italy scommette invece ancora sull'Italia, anche perché agli "opinionated", ai manager laureati in una prestigiosa università cinese o inglese, le cose prodotte in Italia piacciono. Forse pensa a lui Ermanno Scervino quando dice di essersi ispirato a un tipo che «non segue la moda ma la studia». Scervino gli propone molti maglioni a collo alto con intarsi di agnellino, pantaloni di pelle, gli suggerisce di osare una mantella bluette ma anche di tranquillizzare la mamma o il potenziale interlocutore professionale ricorrendo ogni tanto al principe di Galles.



E che cosa può essere se non un edonista il giovane maschio che Roberto Cavalli fa sfilare all'interno di un palazzo Serbelloni allestito come se fosse lo studio di un artista? Una collezione fatta per piacere - trasversalmente - a un creativo indonesiano, inglese, russo per il quale sono pensati i montoni vestaglia o le belle giacche da sera. Cavalli è tornato Cavalli.



SHOPPING DA SOLO

Sicuramente investor è l'uomo che sceglie Zegna e questo lo conferma anche la ricerca presentata ieri: un uomo, magari diviso tra l'Occidente e Dubai o il Qatar, che ama fare shopping anche da solo, che programma i suoi acquisti di qualità, leale al suo brand. La collezione 2014 di Zegna gli propone lunghi gilet, pantaloni sopra le caviglie e cravattini che ricordano la serie tv Mad Men.

I pantaloni asciutti, sempre a sigaretta, sono il leitmotiv di queste sfilate. In quelli proposti da Andrea Incontri c'è un elemento in più: un risvolto all'altezza della vita, attraente come i colori della collezione. Altro leitmotiv la presenza della pelliccia, mescolata alla lana o esibita con grandi cappotti. Dsquared più che alla pelliccia, pensa alla pelle e sono belle le giacche nere, essenziali. Che sfilano tra le sbarre, evocando prigioni mentre, proprio oggi, il carcere ha fatto ancora notizia, in Italia, con la lettera scritta da un detenuto al presidente Napolitano.

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