Fervicredo, la battaglia del maresciallo Marco Diana, vittima dell'uranio impoverito

Giovedì 8 Ottobre 2020
Fervicredo, la battaglia del maresciallo Marco Diana, vittima dell'uranio impoverito

Caro Gazzettino,

anche noi di Fervicredo ci uniamo al coro di pensieri commossi per Marco Diana, ex maresciallo dell’Esercito, stroncato dal tumore diagnosticatogli dopo le sue missioni in Somalia e in Kosovo. Ci stringiamo, in questo ai familiari di Carlo, che è emblema di coraggio e generosità, non solo perché è riconosciuto come un Servitore dello Stato che amava e credeva nelle Istituzioni, ma soprattutto per come ha saputo sostenere il peso della malattia legata all’espletamento del suo lavoro, per come ha sopportato il dolore di essere stato esposto a rischi che si dovevano evitare a causa dell’utilizzo dell’uranio impoverito, per come ha messo a servizio degli altri la sua drammatica vicenda battendosi in difesa della salute dei militari” è il pensiero di Mirko Schio, Presidente dell’Associazione Fervicredo (Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere), dopo la morte dell’ex maresciallo dell’Esercito, Marco Diana, che da anni lottava contro un cancro al sistema linfatico comparso a seguito delle missioni da lui svolte in Somalia e Kosovo e che per questo, a seguito di un lungo e complesso percorso per giungere a stabilire la connessione di moltissime patologie simili riscontare in tanti soldati con l’utilizzo dei proiettili all’uranio impoverito, ha ottenuto dalla Corte dei conti la relativa causa di servizio e il diritto alla pensione privilegiata.

“Il nome di Carlo Diana – aggiunge Schio - è inscindibilmente legato a quella battaglia di verità e civiltà che, con una forza non comune, ha portato avanti nella ricerca di risposte sulla pericolosità e sui danni causati dall’utilizzo dell’uranio impoverito per gli armamenti cui i soldati italiani erano esposti.

Ha in questo un merito enorme, cui corrisponde purtroppo l’ancor più insostenibile gravità di circostanze in cui le Istituzioni non facciano tutto ciò che è in loro potere per tenere chi indossa la divisa più al riparo possibile da rischi di sviluppare malattie professionali. La tutela della salute degli operatori del Comparto sicurezza è un dovere imprescindibile dello Stato, e in questo senso passi da gigante sono stati dovuti proprio al sacrificio di Carlo e di tanti valorosi soldati che portiamo nel cuore”. 

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