Assolto gioielliere che sette anni fa uccise due rapinatori. La prima sezione penale del Tribunale di Napoli (giudice Antonia Napolitano Tafuri) ha assolto - perché il fatto non costituisce reato - il gioielliere Giuseppe Castaldo che, il 7 ottobre 2015 a Ercolano (Napoli), armato di pistola legalmente detenuta, fece fuoco contro due componenti una banda di rapinatori, Luigi Tedeschi e Bruno Petrone, uccidendoli sul colpo.
Minacciato dai rapinatori armati
Nel corso dell'udienza iniziata intorno alle 15, hanno discusso prima l'avvocato di parte civile Renato D'Antuono e l'avvocato dell'imputato Maurizio Capozzo, che ha chiesto l'assoluzione sottolineando che Castaldo ha agito per legittima difesa. Sulla vicenda, che destò scalpore e polemiche, intervenne anche l'allora segretario della Lega Matteo Salvini che si schierò con l'imputato: «Io sto con il gioielliere», scrisse sui social il neo ministro delle Infrastrutture del Governo guidato da Giorgia Meloni. Castaldo (difeso dall'avvocato Maurizio Capozzo e finito sotto processo per eccesso di legittima difesa), quel giorno, aveva appena prelevato cinquemila euro da un istituto di credito nei pressi degli Scavi di Ercolano quando i due banditi, in sella a uno scooter e armati di una pistola finta ma senza il tappo rosso di riconoscimento, gli ordinarono di consegnare il denaro.
A quel punto Castaldo tirò fuori la sua pistola e sparò mentre i malviventi lo tenevano sotto il tiro della loro. Entrambi morirono sul colpo.
Le indagini furono affidate ai carabinieri di Torre del Greco (coordinati dai sostituti procuratori Pierpaolo Filippelli e Raffaello Falcone, entrambi oggi attualmente procuratori aggiunti). I quattro complici di Tedeschi e Petrone (membri di una banda di professionisti) furono identificati e arrestati in breve tempo: si tratta di Salvatore Esposito, Antonio Corvo, Addolorata Esposito ed Ernesto Labagnara. Il processo con rito abbreviato a loro carico si concluse, un anno dopo i fatti, con la condanna a sei anni di reclusione per tutti gli imputati. Il sistema di video sorveglianza dell'istituto di credito dove il gioielliere si era recato, ripresero sia i due rapinatori che il «palo». Una telefonata di quest'ultimo ai complici dette il via alla rapina finita in modo tragico.