Alessia Neboso morta dopo l'operazione al seno, il padre: «Era sana e in perfetta forma, le hanno tolto il futuro»

Lo sfogo di Salvatore: «Verità e giustizia per nostra figlia. Voleva sposarsi, ci dicano cosa le è accaduto»

Sabato 23 Settembre 2023 di Melina Chiapparino
Alessia Neboso morta dopo l'operazione al seno, il padre: «Era sana e in perfetta forma, le hanno tolto il futuro»

«Verità e giustizia per Alessia». Le parole pronunciate a fatica da Salvatore Neboso, padre della 21enne napoletana morta pochi giorni dopo un intervento chirurgico al seno.

Il 52enne che ieri ha trascorso la giornata nella propria abitazione, circondato dagli affetti familiari, ha raccolto forze e lucidità per raccontare la tragedia della figlia e chiedere «alle istituzioni di fare chiarezza».

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Salvatore, stremato dal dolore e supportato da un amico di famiglia, ha descritto il loro calvario a Il Mattino. Va ricordato che attendiamo la versione della casa di cura che saprà dimostrare la correttezza della propria condotta.

 

Come è andata l’operazione di Alessia?
«Mia figlia è stata operata l’11 settembre in una clinica privata ed è stata dimessa il pomeriggio del giorno stesso visto che, secondo i medici, l’intervento chirurgico al seno era andato bene. Durante le visite di controllo, nei giorni successivi, le era stato riscontrato del ristagno di liquidi ma nulla che potesse farci preoccupare. Nonostante questo, successivamente, Alessia ha cominciato a sentirsi male con sensazione di spossatezza fino ad avere la febbre alta». 

A chi si è rivolto per aiutarla?
«Mia moglie ha contattato subito il medico che l’aveva operata in clinica descrivendo tutti i problemi di Alessia e insistendo affinché la visitasse. Inizialmente siamo riusciti ad ottenere solo una visita in modalità videochiamata ma era evidente che le condizioni di mia figlia stavano peggiorando sempre di più, perdeva le forze e non riusciva ad essere autonoma. A quel punto mia moglie ha continuato a insistere pretendendo la visita. La clinica non era operativa perché era il giorno di San Gennaro ma, alla fine, hanno acconsentito a visitare Alessia e aprire la clinica».

Come erano le condizioni di Alessia?
«Aveva avuto febbre, vomito ed era senza forze. In famiglia eravamo tutti molto preoccupati e lo siamo stati ancora di più quando il 20 settembre, dopo un’altra visita in clinica Alessia è stata trasferita in una casa di cura privata ad Acerra. A mia moglie non è stato consentito entrare nella clinica: abbiamo atteso molto tempo prima di sapere del suo trasferimento nell’ospedale privato di Acerra dove ci siamo precipitati tutti noi familiari».

Quando ha visto Alessia?
«Nella casa di cura ad Acerra, Alessia è stata operata. Siamo riusciti a vederla. Suo fratello maggiore e noi genitori siamo riusciti anche a parlarle ma con le ore che passavano parlava sempre meno e le sue condizioni si aggravavano. Pronunciava poche parole e facevamo fatica a capirne il senso. Il 21 settembre ci hanno detto che non ce l’aveva fatta e ci è crollato il mondo addosso». 

Voi familiari avete denunciato subito l’accaduto?
«Ci sono molte cose che non abbiamo saputo e che, a nostro parere, non dovevano accadere. Ad esempio durante le visite di controllo per le quali abbiamo insistito, non è stato consentito a mia moglie di entrare nella clinica privata e abbiamo capito che Alessia è stata trasportata con un’auto e non con un’ambulanza alla casa di cura di Acerra. Non abbiamo avuto chiarimenti sul tipo di assistenza che ha ricevuto alla clinica e su quale problema fosse insorto per indurla a stare così male. Non si può accettare una morte simile».

Alessia era in buona salute prima dell’intervento?
«Era una ragazza sana e in perfetta forma. Non solo. Poichè aveva programmato e desiderato questo intervento da tempo si era sottoposta a vari controlli e analisi per essere sicura che tutto andasse bene. Alessia, oltre a essere bella, era in ottime condizioni fisiche e anche psicologiche. Era una ragazza sempre di buon umore, solare e piena di vita. Faceva l’estetista e conduceva una vita sana e fatta di buone abitudini. È entrata in quella clinica che stava benissimo». 

Il suo appello?
«Io, mia moglie, il fratello e la sorella di Alessia e tutta la nostra famiglia vuole la verità. Vogliamo sapere la verità sull’accaduto dal primo momento dell’operazione. Vogliamo che siano controllate le telecamere della casa di cura perché siamo convinti che mia figlia sia stata portata in auto e non con l’autoambulanza. Pretendiamo giustizia per mia figlia che aveva tutta la vita davanti e che, nonostante fosse bellissima, desiderava solo una taglia in più di seno e invece ha trovato la morte. Alessia aveva cominciato a mettere i soldi da parte per il matrimonio, le hanno tolto il futuro». 

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