Una storia surreale. Un operaio ha ricaricato la batteria del suo motorino nella ditta dove lavorava, usando la corrente della rete aziendale, e nei suoi confronti è scattato un licenziamento per «furto e insubordinazione».
L'udienza si è tenuta il 12 settembre davanti al Giudice del Lavoro di Bergamo, e in quella sede i difensori dell'uomo hanno ipotizzato che il licenziamento sarebbe una ritorsione per l'attività sindacale dell'operaio, rappresentante aziendale della Cub. Per l'azienda il “furto” sarebbe stato ripetuto in più occasioni.